Sommario
L’insufficienza respiratoria è la condizione in cui il sistema respiratorio non riesce ad assicurare una corretta ossigenazione del sangue e un’adeguata eliminazione dell’anidride carbonica.
In pratica, nel sangue il livello di ossigeno si riduce e/o quello di anidride carbonica aumenta pericolosamente. A provocare questa condizione può essere un’ostruzione delle vie aeree, un danno ai polmoni o un indebolimento dei muscoli che controllano la respirazione.
Secondo il Ministero della Salute l’incidenza delle forme acute di questa patologia è di circa 77-88 casi su 100mila abitanti. In particolare, con valori superiori nelle persone di mezza età e molto alti negli anziani, per cause di tipo respiratorio nel 50% dei casi e cardiocircolatorio nel 25% dei casi.
Soprattutto, la presenza di insufficienza respiratoria è molto frequente nelle malattie respiratorie croniche e addirittura compare nel 57% dei ricoveri per broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Infatti, l’insufficienza respiratoria è spesso provocata da patologie di diversa origine.
Per prevenirla, oltre alla vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica, è bene adottare uno stile di vita sano che preveda una dieta equilibrata, attività fisica regolare e niente fumo.
Insufficienza respiratoria: cos’è e come si presenta
L’insufficienza respiratoria si presenta quando il nostro apparato non è in grado di mantenere il bilancio nello scambio dei gas respiratori, cioè fra l’ossigeno in entrata e l’anidride carbonica in uscita.
Di conseguenza, si crea uno squilibrio di questi gas nel sangue arterioso, con una scarsa presenza di ossigeno oppure un’elevata presenza di anidride carbonica, o ancora, tutte e due le situazioni contemporaneamente.
Quando si verifica questa condizione
Per esempio, quando c’è un’effettiva mancanza di ossigeno nell’ambiente, come in alta montagna. Ecco perché gli scalatori si dotano di bombole di ossigeno, visto che la presenza di questo gas nell’aria si riduce in alta quota.
Ma la difficoltà a respirare può essere provocata anche da un’ostruzione delle vie aree oppure dall’incapacità dei muscoli di far espandere e comprimere i polmoni (questo accade nel caso, per esempio, di malattie che portano gradualmente alla paralisi).
Infine, a provocare questa condizione ci sono varie malattie dei polmoni, dei bronchi e della pleura, che possono portare tanto alla forma acuta quanto a quella cronica.
Il sistema respiratorio: come si ossigena il nostro corpo
Questo apparato serve per acquisire ossigeno dall’aria e far fuoriuscire l’anidride carbonica dal corpo. Infatti, quest’ultima si forma nel nostro corpo per effetto della combustione delle molecole di cibo, processo fondamentale per ottenere l’energia necessaria al nostro organismo per vivere.
Ecco perché il nostro organismo deve essere in grado di eliminare l’anidride carbonica che finisce nel sangue e allo stesso tempo assorbire l’ossigeno. Inoltre, il tutto deve avvenire velocemente e nella quantità adeguata.
La respirazione parte dal naso e dalla bocca, attraverso cui accede l’aria, che poi passa attraverso la gola e la laringe. Quindi, da qui scende nella trachea, che si dirama nei bronchi, fino a raggiungere i polmoni.
Ruolo dei polmoni e bronchi
A loro volta, i polmoni sono suddivisi in sezioni, chiamate lobi: ne abbiamo tre nel polmone destro e due in quello sinistro. A sinistra il numero dei lobi è ridotto per lasciare spazio al cuore.
Dal canto loro, i bronchi si ramificano in vie aeree sempre più piccole, fino ai bronchioli, del diametro di appena mezzo millimetro.
Proprio all’estremità di questi bronchioli, sono presenti migliaia di alveoli, che non sono altro che piccole sacche di aria.
All’interno delle loro pareti, c’è una fitta rete di capillari, cioè minuscoli vasi sanguigni, attraverso cui l’ossigeno passa dagli alveoli al sangue e l’anidride carbonica, viceversa, dal sangue agli alveoli.
In conclusione, la respirazione non è altro che il lavoro incessante con cui i polmoni e i bronchi trasferiscono al sangue l’ossigeno presente nell’aria e necessario alle cellule del nostro organismo.
Inoltre, allo stesso tempo, eliminano, sempre dal sangue, l’anidride carbonica che si forma durante i processi metabolici delle cellule.
Insufficienza respiratoria: acuta o cronica
In base alla modalità di insorgenza, l’insufficienza respiratoria si distingue in diverse forme.
Le due forme principali sono: insufficienza respiratoria acuta e insufficienza respiratoria cronica, foma persistente che si può riacutizzare.
Insufficienza respiratoria acuta
Insorge rapidamente in un apparato respiratorio sano fino all’episodio acuto. In pratica, si presenta una malattia polmonare grave all’improvviso. Tuttavia, la forma acuta può svilupparsi anche quando c’è un improvviso peggioramento di una malattia polmonare presente da molto tempo.
Insufficienza respiratoria cronica
Si manifesta progressivamente per poi stabilizzarsi o evolvere nel tempo. In genere è la manifestazione tardiva di una patologia respiratoria presente da tempo, come per esempio la broncopneumopatia ostruttiva (BPCO).
Insufficienza respiratoria cronica riacutizzata
È la forma cronica che si riacutizza per effetto di un evento, come un’infezione o un’infiammazione delle vie aeree.
In pratica, la forma cronica si aggrava perché né i farmaci né la terapia a base di ossigeno con cui era curata riescono più a compensare l’insufficienza respiratoria.
Insufficienza respiratoria: tipologie
Si distinguono due tipi di insufficienza respiratoria: ipossiemica (tipo 1 o parziale) e ipercapnica (tipo 2 o totale).
Ipossiemica
Questa tipologia – di tipo 1 o parziale – si verifica quando la concentrazione di ossigeno nel sangue è bassa. Si tratta della forma più comune e si manifesta in tutte quelle situazioni patologiche che riguardano i polmoni.
Ipercapnica
In questa tipologia – di tipo 2 o totale – si manifesta un eccesso di anidride carbonica che rende acido il sangue. Questa tipologia si presenta nelle forme più gravi di insufficienza respiratoria e in quelle di forma acuta.
In pratica, in una prima fase di insufficienza respiratoria i reni tentano di compensare questo eccesso di acidità mettendo in circolo dei bicarbonati. Se a un certo punto questo meccanismo di compensazione non basta, allora compare l’acidosi respiratoria.
Ma, in alcuni casi, possono presentarsi sia livelli di ossigeno bassi (ipossiemica) che livelli di anidride carbonica alti (ipercapnica).
Insufficienza respiratoria: cause
Fra le cause di insufficienza respiratoria ipossiemica o parziale c’è l’alterazione del tessuto polmonare o cicatrizzazione del polmone, conseguente a stati infiammatori protratti nel tempo.
Di conseguenza, queste modificazioni ostacolano la normale funzione di assorbimento dell’ossigeno dall’aria da parte del tessuto polmonare.
Inoltre, questa forma ipossiemica può presentarsi quando il flusso sanguigno nei polmoni è alterato. Per esempio, nel caso in cui un coagulo di sangue occluda un’arteria polmonare (embolia polmonare).
Infatti, poichè una parte del polmone non viene irrorata dal sangue, la sua funzionalità si riduce e la quantità di ossigeno estratta dal sangue è scarsa. Al contrario, nel caso di insufficienza respiratoria ipercapnica o totale, condizione nella quale i livelli di anidride carbonica sono elevati, il problema è dovuto al fatto che sussistono fattori che impediscono una respirazione regolare.
Insufficienza respiratoria: difficoltà a respirare normalmente
Fra le cause di questo impedimento ci sono:
- ipotiroidismo, ovvero bassi livelli di ormone tiroideo;
- apnea notturna;
- sedazione provocata da una dose eccessiva di alcol o oppioidi, che riduce il riflesso respiratorio;
- ostruzione o restringimento delle vie aeree (per esempio per asma – vedi nostro articolo oppure per broncopneumopatia ostruttiva, o per inalazione di un corpo estraneo);
- lesioni dei polmoni o delle ossa e dei tessuti che circondano i polmoni;
- debolezza dei muscoli inspiratori.
Insufficienza respiratoria: sintomi
A seconda della causa dell’insufficienza respiratoria, i sintomi possono essere diversi.
Ad ogni modo, alcuni sono comuni in tutti i casi:
- dispnea, ovvero difficoltà a respirare;
- tachipnea, cioè una respirazione accelerata e profonda (più di 30 atti in un minuto), con cui l’organismo cerca di eliminare l’anidride carbonica in eccesso;
- cianosi, ossia colorazione bluastra della pelle, delle labbra e delle unghie;
- stato confusionale;
- ridotta capacità di risposta agli stimoli;
- sonnolenza fino alla letargia o stato di incoscienza;
- tachicardia e aritmie, rispettivamente accelerazione e alterazioni del battito cardiaco.
In particolare, gli ultimi due sintomi dell’elenco sono associati a potenziali decessi.
Inoltre, nel caso di abuso di alcol o oppioidi, che riducono il riflesso respiratorio, possono manifestarsi sonnolenza estrema, rallentamento della respirazione fino al coma.
Insufficienza respiratoria nei bambini
Oltre la metà dei casi di insufficienza respiratoria nei bambini si manifesta nel prima di anno di vita: in particolare, nel 50% si tratta di neonati o lattanti. Infatti, nei bambini molto piccoli, gli organi necessari a tutto il processo di respirazione sono immaturi dal punto di vista strutturale.
Purtroppo le ostruzioni respiratorie nei neonati sono sempre molto serie, proprio a causa delle minori dimensioni delle vie aeree e della loro particolare conformazione e funzionalità .
Sintomi nei bambini
Sono simili a quelli dell’adulto: stridore durante la respirazione, affanno, dispnea, tachipnea e cianosi, a cui può aggiungersi alterazione della voce. Inoltre, a questi possono sommarsi sintomi più gravi ipertensione dovuta a ipercapnia, pallore.
Cause
Le cause di insufficienza respiratoria acuta nei bambini possono essere di tre tipi:
- Sindromi da ipoventilazioni in bambini con polmoni sani e normali, dovute a malattie neuromuscolari o alterazioni strutturali
- disordini primitivi dei polmoni, degli alveoli o interstiziali: l’edema o l’infiammazione degli alveoli e/o dell’interstizio compromettono la funzionalità polmonare
- malattie ostruttive delle vie aeree.
Nei bambini, l’insufficienza respiratoria è anche provocata spesso dall‘aspirazione accidentale di un corpo estraneo (giocattoli o oggetti di piccole dimensioni) che ostruisce le vie aeree.
Come si cura
Fondamentale, soprattutto nel caso di neonati e lattanti, è intervenire tempestivamente, perché si tratta di una condizione che mette a rischio la vita del bambino.
Oltre ad intervenire con la terapia specifica per la patologia che ha provocato l’insufficienza respiratoria, bisogna monitorare l’equilibrio gassoso con una strumentazione non invasiva (per esempio il saturimetro), idratare e procedere con una terapia ventilatoria in base agli esami clinici, per ristabilire l’equilibrio gassoso.
Inoltre, nel caso di patologie ostruttive delle piccole vie aeree si utilizzano i farmaci broncodilatatori (gli stessi usati per l’asma), a cui possono essere affiancati i corticosteroidi, che svolgono un’azione antinfiammatoria nella parete bronchiale.
È altresì importante mantenere tranquillo il bambino, garantendogli la vicinanza dei genitori e lasciandogli assumere la posizione che preferisce.
Diagnosi: test ed esami
Il medico, oltre all’analisi dei sintomi e all’esame obiettivo delle condizioni del paziente, può avvalersi anche di esami strumentali e test di laboratorio specifici per confermare la diagnosi.
Quindi a seconda dei casi e della gravità , potranno essere necessari gli approfondimenti e gli esami qui sotto elencati e descritti.
Saturazione di ossigeno nel sangue
Si misura con il saturimetro, un sensore agganciato alla punta del dito che è in grado di rilevare i bassi livelli di ossigeno nel sangue senza bisogno di eseguire il prelievo. Questo strumento, chiamato anche ossimetro, può essere utilizzato anche a casa, ma non permette di misurare i livelli di anidride carbonica.
Emogasanalisi
È l’esame di base per la diagnosi di insufficienza respiratoria, perché consente di sapere qual è la concentrazione di ossigeno e anidride carbonica nel sangue arterioso (appunto, come suggerisce il nome, analisi dei gas nel sangue – emo), oltre al grado di acidità (pH).
Emocromo
Serve per conoscere il numero dei globuli rossi e la concentrazione di emoglobina, per stabilire se si è in presenza di un’anemia o, al contrario, di una policitemia, cioè un’eccessiva quantità di globuli rossi nel sangue.
Radiografia del torace
Permette di stabilire alcune cause che hanno provocato l’insufficienza respiratoria, come ad esempio:
- polmoniti
- edema polmonare
- versamento pleurico
- neoplasie dei polmoni
- pneumotorace, ecc.
TAC o Risonanza Magnetica del torace
Rispetto alla lastra, sono esami che permettono una valutazione più accurata della condizione dei polmoni.
Spirometria
Si tratta di un esame con cui si controlla la funzionalità respiratoria, misurando e valutando i volumi e i flussi di aria nei polmoni.
Nel dettaglio, il paziente inspira ed espira in un boccaglio collegato allo spirometro; è un esame semplice e indolore.
In genere viene usato per diagnosticare l’asma. In questo caso serve per stabilire quali patologie polmonari di tipo ostruttivo e restrittivo potrebbero aver provocato l’insufficienza respiratoria.
Elettrocardiogramma ed ecocardiogramma
Questi esami cardiologici servono per valutare se la funzione cardiaca è penalizzata dall’insufficienza respiratoria.
Patologie che possono provocare l’insufficienza respiratoria
Si distinguono 5 condizioni di base che determinano l’insufficienza respiratoria, ciascuna provocata da patologie diverse.
Di seguito, vengono descritte le 5 condizioni e le patologie correlate.
1 – Ostruzione o restrizione del flusso di aria
Questa condizione si può verificare in relazione alla presenza delle seguenti patologie:
- asma;
- bronchioectasia: malattia polmonare cronica, caratterizzata da dilatazioni permanenti e irreversibili della parete dei bronchi;
- bronchiolite: infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini sotto l’anno di età ;
- broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): malattia dell’apparato respiratorio che provoca ostruzione irreversibile delle vie aeree;
- fibrosi cistica: malattia genetica grave che colpisce soprattutto l’apparato respiratorio e quello digerente. Un gene alterato provoca una produzione di muco troppo denso che ostruisce i bronchi e porta a infezioni respiratorie ripetute.
- inalazione di corpi estranei.
2 – Riduzione del flusso respiratorio
Questa avviene a causa di una respirazione inadeguata che può essere provocata dai seguenti fattori:
- intossicazione da farmaci o alcol;
- ipotiroidismo: patologia caratterizzata da insufficiente azione degli ormoni tiroidei;
- obesità ;
- apnea notturna: disturbo del sonno in cui il respiro si arresta più volte per un tempo piuttosto lungo, al punto da disturbare il riposo notturno.
3 – Debolezza muscolare
Questa condizione può essere dovuta ad alcune malattie che interferiscono sul funzionamento dei muscoli che controllano la respirazione. Fra queste:
- sclerosi laterale amiotrofica (SLA);
- alcuni ictus;
- distrofia muscolare: malattia neuromuscolare provocata da mutazioni di diversi geni, che progressivamente indeboliscono i muscoli fino a impedire il movimento;
- miastenia grave: malattia autoimmune rara delle giunzioni muscolari, caratterizzata da debolezza e affaticamento;
- poliomielite: malattia infettiva che colpisce il sistema nervoso centrale.
4 – Alterazione del tessuto dei polmoni
Questa condizione può essere dovuta ai seguenti fattori:
- sindrome da distress respiratorio acuto: patologia provocata da una lesione della parete capillare per una malattia o una contusione, per cui i polmoni non funzionano correttamente;
- reazione a un farmaco;
- polmonite;
- edema polmonare (condizione caratterizzata dalla presenza eccessiva di liquido nei polmoni);
- fibrosi polmonare: malattia respiratoria cronica in cui nei polmoni si forma del tessuto cicatriziale che fa perdere elasticità a questi organi;
- radiazioni;
- diffusione tumorale.
5 – Alterazione della gabbia toracica
Questa condizione si presenta in caso di:
- ferita al torace;
- deformità da chirurgia toracica;
- obesità grave;
- scoliosi.
Insufficienza respiratoria: come si cura
Il primo obiettivo è l’aumento dell’ossigenazione e la diminuzione dell’anidride carbonica presente nel sangue.
Ad ogni modo, a seconda dei casi, la terapia può prevedere:
Ossigenoterapia
L’ossigenoterapia serve appunto per correggere la diminuzione di ossigeno nel sangue del paziente ed è la terapia utilizzata in caso di insufficienza respiratoria ipossiemica (o tipo 1).
Quindi, l’erogazione di ossigeno può avvenire in diversi modi e dipende dalle condizioni del paziente. In genere si utilizzano delle forcelle di plastica da infilare nelle narici o una maschera. Si inizia con dosi di ossigeno maggiori rispetto a quelle necessarie per poi diminuirle man mano.
Impiego di supporti ventilatori
Con l’impiego di supporti ventilatori, l’obiettivo è correggere l’acidosi, provocata dai livelli troppo elevati di anidride carbonica, e che quindi deve essere eliminata dall’organismo.
Quindi si utilizzano in caso di insufficienza respiratoria ipercapnica (o tipo 2).
In particolare, si ricorre alla ventilazione meccanica attraverso un respiratore automatico che favorisce l’immissione e l’emissione di aria nei polmoni.
Quindi, lo strumento fornisce aria sotto pressione con una maschera facciale o un tubo inserito nella trachea (questa seconda opzione è ovviamente più invasiva).
Solitamente, si procede prima con i metodi meno invasivi e se non si risolve, si passa a quelli più invasivi.
In tutti i casi, le persone con insufficienza respiratoria acuta vengono subito ricoverate e trattate nei reparti di terapia intensiva degli ospedali.
Infine, dopo questa prima fase in cui si aiuta il paziente a respirare e si riequilibrano i livelli gassosi nel sangue, si passa a individuare la causa che ha provocato l’insufficienza respiratoria per trattarla.
Per esempio, se si tratta di una polmonite di origine batterica, la cura prevede l’utilizzo degli antibiotici. Mentre in caso di asma, il trattamento si basa sull’suo di broncodilatatori per riaprire le vie respiratorie.
Prevenzione
Ci sono diversi fattori che aumentano il rischio di sviluppare l’insufficienza respiratoria. Fra questi, alcuni sono modificabili, altri no.
Fattori di rischio
Tra i fattori modificabili, ci sono il fumo nel caso in cui si soffra di broncopneumopatia ostruttiva (BPCO): in questi casi bisogna assolutamente smettere di fumare, magari rivolgendosi ad un centro antifumo che sviluppa programmi e percorsi mirati.
Nel caso della sindrome da apnea ostruttiva del sonno (OSAS) invece, è importante perdere i chili di troppo se si è in sovrappeso o obesi, perché queste condizioni rendono ancora più difficoltosa la respirazione.
Tra i fattori di rischio non modificabili invece, ci sono le malattie neurodegenerative geneticamente trasmesse.
Prevenzione secondaria e terziaria
Oltre che dalla prevenzione primaria della patologia sottostante (per esempio la BPCO), la possibilità di rallentare l’insorgenza e l’evoluzione dell’insufficienza respiratoria dipende anche dalla prevenzione secondaria.
Questa consiste in una corretta diagnosi della malattia che provoca l’insufficienza respiratoria, e nell’adeguata scelta della terapia farmacologica e non (per esempio l’ossigenazione domiciliare a lungo termine e la riabilitazione).
Infine, occorre mettere in atto anche la prevenzione terziaria, trattando rapidamente le complicanze.
Riabilitazione respiratoria
La riabilitazione respiratoria è raccomandata per l’insufficienza respiratoria acuta e cronica, e anche nel caso di alcune patologie respiratorie, come la fibrosi polmonare.
Si tratta di un percorso personalizzato che prevede diversi tipi di esercizi e che ha lo scopo di insegnare al paziente a respirare correttamente, aumentare i livelli di ventilazione e favorire l’ossigenazione dei tessuti.
Infatti, l’obiettivo finale è di migliorare la capacità respiratoria, soprattutto nel caso di patologie respiratorie croniche, ridurre i sintomi e aumentare la resistenza all’esercizio fisico.
Inoltre, soprattutto nel caso in cui il paziente sia stato a lungo intubato in ospedale, una volta dimesso può avvertire stanchezza e affanno anche nello svolgere semplici attività quotidiane.
Quindi è necessario che il paziente sia aiutato a recuperare tanto il tono muscolare, indebolito dal periodo di allettamento, quanto la capacità respiratoria.
Infine, nel caso di patologie respiratorie croniche, la riabilitazione respiratoria può essere affiancata alla terapia farmacologica.
Con la consulenza della dottoressa Monica Torriani, farmacista e consulente scientifico, esperta di comunicazione su salute e benessere.
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