Il reiki è nato in Giappone come pratica spirituale, ma è diventato anche una terapia, soprattutto in Occidente. Infatti, è stato diffuso negli anni ’80 da Hawayo Takata, che l’ha profondamente cambiato.
Alla base della dottrina, c’è la convinzione che l’energia universale, o divina, possa passare attraverso le mani del terapeuta. Infatti, con la semplice imposizione delle mani, il maestro di reiki riuscirebbe a guarire gli altri e sé stesso da molte malattie.
Inoltre, il flusso vitale dovrebbe agire su mente, psiche e spirito per migliorare il benessere totale del ricevente. Quindi il reiki è ora considerato una “terapia olistica”, anche se i seguaci ritengono che serva per trovare la pace interiore.
Tutti possono accedere all”iniziazione” e diventare esperti e poi maestri della tecnica tramite corsi, con alcuni livelli. Secondo i sostenitori, il reiki riuscirebbe a neutralizzare lo squilibrio energetico da cui verrebbe generata qualunque malattia. Ripristinando l’energia interna, con l’imposizione delle mani, avverrebbe la guarigione spirituale, che conduce a quella fisica.
A giudizio dei maestri, l’energia, dalle mani va a rivitalizzare le cellule, a disintossicare, a ridurre i dolori e a guarire. Inoltre, il metodo riuscirebbe a purificare e caricare di energia buona anche gli animali, le piante e i fiori.
Il passaggio dell’energia potrebbe avvenire per auto-trattamento e anche a distanza e per mezzo di simboli, senza la presenza del ricevente.
Tuttavia, i critici giudicano i concetti del reiki, astratti, immaginari, inutili e senza riscontri reali. Infatti, non esistono prove scientifiche dell’efficacia della tecnica che viene sconsigliata dalla Società Internazionale di Oncologia.
Reiki: che cos’è
E’ una tecnica, non ufficiale, di origine giapponese in cui il terapista veicolerebbe l’energia dell’universo attraverso le sue mani. Al fine di consentire la guarigione, il maestro trasmette questo flusso rivitalizzante al corpo di un paziente o a sé stesso.
Infatti, il metodo utilizza l”imposizione delle mani”, o Tea Te, per le sue molteplici possibilità di applicazione.
Metodo di pace
Invece per gli accoliti, il reiki è soprattutto un metodo per trovare la pace interiore e il Ben-Essere psico-fisico. I praticanti meditano e seguono principi etici e morali, o Dharma, utilizzando quella energia spirituale per riequilibrare quelle, disarmoniche, del corpo.
Quindi la pratica sarebbe spirituale ma viene anche impiegata come trattamento per alleviare disturbi:
- fisici
- psicologici
- emotivi.
Terapia olistica
I seguaci considerano il reiki una terapia “olistica” che può intervenire in ogni campo della salute e della psiche umane. Difatti, alla base della tecnica c’è il concetto che esiste una energia universale di cui gli interessati possono disporre.
Il reiki sarebbe il modo più semplice e diretto per prendere coscienza e consapevolezza dell’esistenza dell’Energia.
Il flusso energizzante può servire ai soggetti per far stare meglio gli altri ma anche loro stessi, in una sorta di auto-guarigione. Inoltre il sistema sarebbe efficace per prevenire una malattia, in quanto l’energia stimolerebbe la cura prima della comparsa dei sintomi.
Scopo del reiki
Lo scopo del reiki è il raggiungimento della felicità, intesa come pace intima, che si trova dentro di noi. In particolare, questa condizione sarebbe la via per potersi riconnettere con la nostra vera natura di esseri spirituali.
Gli uomini, essendo figli del creatore che è puro spirito, hanno un’essenza spirituale. Di conseguenza, tutto ciò che riguarda il divino è spirituale e quello che riguarda lo spirito, o Sé superiore, è divino.

Captare l’energia
Tutti, anche i bambini, possono imparare a captare l’energia con l”iniziazione”, facendola scorrere attraverso le mani. Infatti, la caratteristica della metodologia è l”imposizione delle mani che, secondo gli adepti, canalizza le energie terapeutiche. Non è indispensabile che chi pratica il reiki e chi riceve l’energia siano consapevoli di dove questa vada orientata.
Infatti, l’energia scorrerebbe in modo autonomo, a patto che il ricevente sia d’accordo, bendisposto nei confronti del reiki.
Reiki in Occidente
La disciplina diffusa nel nostro mondo è la versione occidentale di quella impostata in Giappone ai primi del ‘900. Dal suo fondatore Usai, il reiki fu trasmesso ad alcuni discepoli, uno dei quali poi lo esportò in America.
In Italia, come in altri Paesi, l’insegnamento iniziale è stato interpretato in modi diversi.
Attualmente, esistono più correnti in proposito, con varie differenze, ma la metodica tradizionale giapponese sarebbe quella autentica. La pratica si basa sulla convinzione che il reiki sia una energia intelligente, trasmissibile anche a distanza. Su questo principio, molti sostengono che la diagnosi preventiva della malattia da curare non è necessaria.
Altri ancora ritengono che l’influsso positivo energetico possa essere mandato nel passato o nel futuro, senza vincoli di tempo. Comunque, l’energia in questione non sarebbe emessa dal praticante bensì dall’universo ed è creduta inesauribile.

Reiki: storia
Una leggenda attribuisce la nascita del reiki a un monaco cristiano, mentre in realtà va assegnata a un laico buddista.
Origini: Mikao Usui
Infatti la disciplina si deve al giapponese Mikao Usui che, agli inizi del ‘900, ne avrebbe ricevuto la consapevolezza durante una meditazione.
Dopo 3 settimane di digiuno, meditando, sul monte Kurama, il fondatore sviluppò la capacità di curare mente e corpo. Inoltre, Usui decise di tramandare la pratica, incentrata sull’energia canalizzata attraverso le mani, perché fosse d’aiuto a tutti.
Appassionato delle opere letterarie dell’imperatore Meiji, il maestro integrò la tecnica con principi etici espressi in questi scritti. Nella sua Usui Reiki Ryoho Gakkai, dal 1922, il fondatore insegnò il metodo anche a 20 discepoli, che diventarono maestri.
Tecnica semplificata
Tra questi, Chujiro Hayashi formò l’associazione Hayashi Reiki Kenju Kai e rese la pratica più tecnica e semplice ma meno spirituale.
Dopo il 1926, anno della morte di Usui, gli sono succeduti i maestri:
- Ushida
- Taketomi
- Watanabe
- Wanami
- la signora Kojama
- Kondoh (oggi).
Da allora, la scuola è diventata più chiusa, con pochi studenti e insegnanti alla volta, e inaccessibile agli occidentali.

Reiki: significato
Il termine “reiki” è di origine giapponese e risulta formato da 2 sillabe.
La prima sillaba, “rei”, significa “qualcosa di misterioso, miracoloso e sacro”, per cui rappresenta l’Energia primordiale, o Divina.
In pratica, si tratterebbe dell’energia che sarebbe esistita ancora prima della creazione dell’universo. Da questo principio divino, sarebbe scaturito il Big Bang da cui deriverebbe il Creato in tutte le sue manifestazioni, o “Ki”.
La seconda sillaba della parola, appunto “Ki”, starebbe a indicare “qualcosa che non si vede” o “l’energia dell’Universo” o “atmosfera”.
Il significato profondo ricondurrebbe all’energia vitale universale, intrinseca ad ogni essere o cosa.
Ki
Il Ki permetterebbe a tutto ciò che esiste e agli esseri di vivere, in quanto energia che regola il funzionamento dell’Universo.
Per i cattolici, il Ki potrebbe corrispondere allo Spirito Santo, mentre per gli Indù è il Prana e per i cinesi il Chi.
Ideogramma giapponese reiki
L’ideogramma giapponese reiki è un insieme di ideogrammi e racchiude il simbolismo di un viaggio nella Creazione.
Nel pittogramma, all’inizio si rintraccia la “Fonte” o Creatore, Cielo/Uno/Dio. Poi appare una “nuvola”, materia allo stato gassoso, e incomincia il movimento nella creazione. Infine, la “pioggia”, inserita nell’ideogramma, cade dalle nuvole gravide in cielo e rappresenta la materia solida.
Il significato dei segni riguarda lo spirito che discende nella materia la quale, fatta uomo, riceve l’anima, che si incarna dall’alto. Altri simboli successivi indicano che l’uomo nel tempio inizia una vita spirituale per ritrovare la via verso il creatore. Quindi, la pioggia, nel movimento ciclico, cade sulla terra, risale come vapore, si condensa e ricomincia nuovamente il circuito. Il ciclo dell’acqua alimenta le piante, soprattutto il riso, che cresce e serve per nutrire gli uomini.
Purtroppo l’insegnamento originale del fondatore del reiki, Mikao Usui, è andato perso a causa della sua diffusione solo orale.
Comunque i Giapponesi, fieri della loro discendenza reiki, sono alla ricerca della tecnica iniziale.
Diffusione nel mondo
A far espatriare il reiki, pensò Hayashi Sensei che lo portò in America, formando 17 maestri. Un’allieva di Sensei, Chiyoko Yamaguchi, ha tramandato gli insegnamenti del maestro fino al 2003, nella sua scuola Jikiden Reinki Kenju Kai.
Ma sono stati gli insegnanti educati da Chujiro Hayashi a dare l’impronta alle due correnti del reiki.
La prima, definita della “discendenza occidentale”, fa capo alla signora Hawayo Takata, un’americana-giapponese.
Hawayo Takata
Negli Stati Uniti, negli anni ’80, Takata addestrò 22 maestri, introdusse il termine di Reiki Master e il pagamento dei trattamenti. In sintesi, quasi tutto il patrimonio occidentale riguardante il reiki può esser fatto risalire al lavoro di questa maestra.
La seconda “via” della dottrina, ritornata alla ribalta solo di recente, è detta della “discendenza tradizionale giapponese”.
Questa impostazione consiste negli insegnamenti arrivati nel mondo direttamente dal Giappone, senza passare dall’America o dall’Europa. Il Rev. Hyakuten Inamoto, allievo di Yamaguchi Sensei, ha riportato la disciplina alle sue origini, cioè ai metodi di Usui. Quindi il maestro ha ricondotto l’attenzione sul miglioramento dello stato spirituale dell’individuo da cui deriva quello fisico.
La sua fondazione Komyo ReiDo oggi è presente in tutto il mondo e si avvale della direzione del maestro.
Differenza tra stili
I seguaci italiani del Rev. Inamoto non hanno aggiunto nulla all’insegnamento, ma hanno tradotto fedelmente i suoi manuali. In questo modo, viene tramandato lo stesso tipo di tecnica appresa in Giappone e mantenuta inalterata la sua linea di discendenza.
Negli Usa, Barbara Weber Ray ha istituito l’American Reiki Association che si differenzia dalle altre associazioni in quanto depositaria degli insegnamenti di Takata.
Invece, il nipote di Takata, Phyllis Furumoto, ha fondato la Reiki Alliance, sempre basata sull’eredità dei concetti della maestra.
Uno studente di Takata, Iris Ishikuro, si è distaccato dall’insegnante, perché non si fa pagare i 10.000 dollari per frequentare il master. Con tale iniziativa, l’allievo è riuscito a promuovere su più larga scala il reiki, che ora è sostenuto anche da un apposito network.
Molti concetti della disciplina sono stati ripresi dalla New Age che li ha integrati, facendo nascere altre scuole di pensiero. A forza di modifiche, nel mondo ora esistono numerosi stili della dottrina, molti dei quali non hanno niente a che vedere con l’originale.
Alcune delle tecniche riviste e reinterpretate che vengono proposte:
- Reiki Cristico
- Sciamanico
- Aurico
- Karmico
- Tibetano sono solo
Tuttavia, a livello internazionale, la trasposizione occidentale del metodo giapponese è quella più diffusa e conosciuta.

Principi del reiki
I 5 principi
La maggior parte dei sostenitori del reiki nel mondo rispetta 5 principi, che sarebbero le basi per raggiungere il benessere:
- non ti arrabbiare
- non ti preoccupare
- sii grato
- svolgi il tuo lavoro con dedizione
- sii gentile verso tutti gli esseri viventi.
Questo sarebbe anche il sistema segreto per richiamare la fortuna e per conseguire l”evoluzione del corpo e dell’anima”.
Allo scopo, il fondatore Usui ha invitato a ripetere ogni giorno, a voce alta e nel proprio cuore, i 5 concetti.
“Proprio oggi”, viene specificato, per richiamare a vivere il presente, senza pensare al passato e al futuro, e per essere consapevoli.
Recitare i 5 principi
Per recitare i 5 principi, il praticante, alla mattina e alla sera, dovrebbe sedersi nella posizione del Gassho. In definitiva, gli oranti si devono sistemare come nella preghiera, cioè con le mani giunte di fronte al torace.
Per il I principio, la collera è un atteggiamento che offusca la mente e va eliminata, accettando le proprie debolezze. Infatti, affrontando i problemi con serenità non solo si risparmia energia ma si ottengono anche benefici fisici.
Per il II principio, anche preoccuparsi di situazioni avvenute in passato o che devono ancora accadere, deve essere evitato per stare bene.
A seguito del III principio, si verifica un’opportunità evolutiva rispettando ogni forma di vita e provando gratitudine per le esperienze vissute.
Con il IV principio, il reiki raccomanda di onorare il lavoro materiale, onestamente e con impegno, e quello interiore, per la crescita personale.
Inoltre il metodo, nel V principio, esorta ad essere gentili e rispettosi con tutti gli esseri viventi, anche con i nemici.
Secondo la tradizione reiki, chi medita con la pratica, per diventare migliore, è “un uomo dalla grande anima”.
Quanti adoperano la tecnica per il bene comune e per indicare la retta via agli altri sono chiamati ”maestri”.
Reiki: la via dell’energia
In Giappone, il reiki è inteso come potere spirituale e viene distinto dallo specifico metodo Usui di cura reiki. Mentre, in Occidente, il nome descrive l’energia vitale universale, come aveva tradotto Takata, ma sottintende anche l’approccio terapeutico.
Con qualunque significato, il reiki esprime l’energia che dall’Universo passa per le mani dell’adepto.
Infatti, il flusso vitale viene trasmesso su un ricevente oppure sullo stesso praticante in modo da infondere effetti positivi. Grazie all’energia universale, sarebbe possibile migliorare gli stati emotivi e quelli psicologici compromessi. Inoltre, il reiki permetterebbe anche di controllare la mente e di diventare consapevoli di sé e del creato.
Terapia energetica in Occidente per prevenire e curare
Quello che in Oriente era un percorso spirituale, in Occidente si è trasformato soprattutto in una terapia energetica. Quindi il reiki sarebbe in prevalenza uno strumento fornito dal maestro per porre rimedio ad alcuni malanni.
Tuttavia, gli appassionati credono che la pratica possa essere utilizzata per curare tutti i disturbi. A parere di molti, il reiki sarebbe in grado di supportare e potenziare i trattamenti medici ufficiali, riducendo il tempo della cura.
Inoltre la tecnica potrebbe diminuire gli effetti collaterali dei farmaci e gli eventuali stati dolorosi.
L’emanazione energetica potrebbe intervenire per ridurre la fatica e l’impegno dell’organismo durante la guarigione. I fautori sostengono che il reiki aiuta le normali cure, incrementando il senso di benessere e di ottimismo.
Lavorare sugli squilibri energetici
Per loro, la malattia va fatta risalire a uno squilibrio energetico che si ripercuote su quello fisico. Infatti, i motivi scatenanti delle patologie sono numerosi e comprendono:
- alimentazione sbagliata
- traumi
- incidenti.
Anche fattori ambientali, come le perturbazioni dell’atmosfera e l’inquinamento, possono provocare disfunzioni energetiche e quindi malattie. Quindi, i blocchi energetici, che generano disturbi, si potrebbero risolvere rimuovendoli tramite il reiki.
Il metodo potrebbe ripristinare non solo il flusso dell’energia ma anche la connessione tra mente e corpo, alterata dallo squilibrio. Le manifestazioni, o sintomi, di una patologia sarebbero il frutto di un conflitto psicologico interno, ampliato dalle cause esterne. L’organismo, e quindi l’interessato, percepisce lo squilibrio attraverso il dolore, che ha la funzione di permettere la sopravvivenza.
Pertanto l’energia vitale deve tornare a scorrere dentro il corpo in maniera fluida e regolare.
Come potenziare le emozioni positive con il reiki
Il reiki interviene a ristabilire l’equilibrio con la ricarica energetica fornita dalle emozioni positive che fa provare. Infatti, buonumore, serenità, amore e pietà sono alcune sensazioni connesse alla pratica che sarebbero proprietà energetiche allo stato puro.
Al contrario, rabbia, invidia e paura rientrano tra le emozioni negative, energie pesanti che sottraggono forza e possono trasmettersi ad altri.
Infatti, la malattia, a giudizio dei praticanti, si presenterebbe a seguito delle sensazioni negative che possono colpire organi in relazione con loro. Inoltre, il cuore e il sistema immunitario potrebbero risentire di una forte preoccupazione e il fegato di una lunga percezione di rabbia. I dettami del reiki affermano che la guarigione spirituale, ottenuta con il ripristino dell’equilibrio di mente e corpo, conduce a quella fisica.
Alcuni seguaci collocano la disciplina tra le medicine alternative, come l’agopuntura e l’omeopatia, che possono affiancare quella ufficiale.

Reiki e chakra
Il reiki affonda le sue radici nello Zen e nel Buddismo, che tiene in considerazione i chakra. Tuttavia Usui e discepoli non avevano minimamente pensato e inserito i “7 centri” tra gli insegnamenti del reiki.
Infatti questi concetti sono comparsi nel metodo verso la metà degli anni ’80 in America, insieme ad altri nuovi componenti.
Chakra: cosa sono
Secondo le religioni indiane, i chakra sono elementi del corpo sottile, in cui risiede latente l’energia divina. Infatti, i 7 punti vengono immaginati allineati e incolonnati lungo il corpo, dalla testa alla pelvi. Invece i canali, o nadi, collegati ad essi, permettono lo scorrimento dell’energia vitale sotto la forma di soffi.
Il sistema costituisce il corpo yogico, o sottile, che riproduce il macrocosmo divino ed è percepito nel corpo. In realtà, corpo sottile e chakra non esistono materialmente ma possono essere richiamati e visualizzati tramite la meditazione.
Meditazione
Infatti, con l’immaginazione, è possibile ricostruire il corpo complesso, di cui fanno parte sia quello fisico sia quello sottile. Quindi, l’importanza dei chakra, soprattutto nella meditazione tantrica, è dovuta al fatto che servono al percorso interiore del praticante. Inoltre, ad ogni centro, corrispondono una posizione, un colore, un elemento grosso, o terrestre, e uno sottile, o dei sensi.
Meditando, l’interessato attiverebbe i chakra che, facendo circolare l’energia, farebbero provare varie sensazioni psico-fisiche.
Utilizzati da alcune medicine alternative, come la cristalloterapia, i chakra sono stati introdotti nel reiki in modo marginale. Anche il metodo giapponese afferma la multidimensionalità dell’essere che non sarebbe composto soltanto da un corpo e un cervello pensante.
I chakra nel reiki
Il reiki considera nell’uomo una parte più sottile che i sensi fisici non avvertono ma che, non per questo, è irreale. L’apertura e chiusura dei chakra e altre prassi, perseguite da dottrine come l’Ayurveda, sono insegnate da scuole di reiki non tradizionali.
Ma in ogni caso, le pratiche dei chakra sono proposte in aggiunta e non come parte essenziale della metodica classica di Usui.
Come funziona il reiki
Indicato come “il sentiero della medicina spirituale ed energetica”, il reiki viene spesso impiegato come trattamento. Il mezzo di contatto è il corpo del paziente, a cui viene inoltrata l’energia vitale dalle mani del seguace.
Il passaggio terapeutico dall’uno all’altro avverrebbe spontaneamente, senza alcuna intenzione o concentrazione sullo scopo da parte del maestro.
Tuttavia l’azione del reiki non è limitata al piano fisico ma pervade tutte le sfere di cui l’essere è composto:
- spirito
- emozioni/Mente
- corpo.
Malattie e reiki
Una malattia o un indebolimento organico sarebbero l’espressione fisica di un ordine basilare che non funziona più correttamente. Invece, per la disciplina, corpo, mente e spirito sono un’unica entità, vissuta però dall’uomo moderno come parti separate o in conflitto tra loro.
Perciò un sintomo non è altro che una estromissione dell’individuo da questa unità intima. I metodi materialistici non potrebbero guarire la malattia in quanto essa non ha una causa materiale.
Ogni patologia sarebbe l’ultimo stadio di un sottordine più profondo e richiederebbe di ristabilire l’ordine originario, che è venuto meno. A detta dei sostenitori, il reiki agisce contemporaneamente su corpo, mente e spirito, lavorando sulla totalità dell’essere, ovvero in modo olistico. Pertanto la tecnica non interverrebbe solamente sul corpo e sul sintomo, ma anche sulle emozioni e sulla mente.
Particolarmente rilevante il fatto che il reiki consentirebbe di riprendere contatto e coscienza con la propria parte spirituale. Quindi la guarigione del corpo sarebbe un effetto collaterale della guarigione spirituale.
L’antico metodo di Usai sarebbe attinente agli insegnamenti di Cristo, Buddha e di tanti altri Maestri di varie filosofie.

Livelli di reiki
Il metodo occidentale della signora Takata è strutturato in 3 livelli di insegnamento, mentre quello attuale giapponese ne prevede 4.
La durata del corso, partendo da zero per arrivare alla qualifica di maestro, è di circa 4 anni.
Primo livello
Il primo livello è il più importante per effettuare trattamenti base, costituiti da una serie di posizioni delle mani sul ricevente. L’auto-trattamento, con le mani a contatto del proprio corpo, e il sistema veloce, di pronto soccorso, completano le possibilità.
L’addestramento si svolge in 2 giornate, in un ambiente sereno e allegro per facilitare i rapporti tra i partecipanti. Le iniziazioni energetiche, che durano alcuni minuti, hanno lo scopo di ripulire e aprire i canali energetici principali che attraversano il corpo.
Singolarmente, ogni allievo sarebbe messo in condizione di ricevere il reiki dalla fonte originaria (Dio, Luce, Amore, ecc.).
A sua volta, il soggetto diventa uno strumento di luce perché può trasmettere il reiki per mezzo delle mani. Questa fase rappresenta l’inizio di un iter personale verso la pace interiore, come insegnava il fondatore Usui.
Secondo livello di reiki
Il secondo livello amplia notevolmente il modo di operare con l’energia, grazie all’ausilio dei simboli. Così la tecnica permette di eseguire trattamenti a distanza o mentali, la pulizia energetica dell’ambiente e molti altri interventi. In particolare, gli allievi apprendono come:
- disintossicare
- riequilibrare
- sconfiggere il dolore
- purificare il sangue.
In passato, alle due fasi seguiva il Master Reiki, o terzo livello, ma oggi ne è stato inserito uno intermedio.
Terzo livello: iniziazione del Master
Per le persone che lo desiderano, il terzo livello ora corrisponde all’iniziazione del Master. Tuttavia, l’insegnamento, detto “segreto”, non fa parte della pratica occidentale ma di quella giapponese.
Solo dopo una notevole esperienza maturata con il primo e il secondo livello, si può arrivare al terzo. Però questo stadio non comporta di ricevere conoscenze al fine di iniziare altri soggetti e va bene per chi non vuole insegnare. Infatti il terzo livello serve esclusivamente per il percorso di crescita personale e per potenziare i trattamenti.
Tra l’altro, nel terzo livello, si impara a:
- far scendere la febbre
- inviare energia con occhi e alito
- occuparsi della colonna vertebrale.
Trasmettere il reiki
Nel Master finale l’allievo acquisisce il dono di poter trasmettere il reiki ad altri, assumendosi una grande responsabilità verso di loro. Imparare ad essere un Master comporta un’opportunità di crescita per maestro e ricevente.
Tuttavia, pochi aspiranti riescono a conseguire la qualifica perché questa esige una preparazione seria e approfondita. Difatti, l’allievo deve dimostrare di aver maturato una consapevolezza tale da essere lui stesso un esempio per gli altri. Il vero maestro deve predicare bene e comportarsi di conseguenza, portando alle persone la sua esperienza, senza misteri. In sintesi, il Master trasferisce agli aspiranti maestri la facoltà di diventare un canale dell’energia d’amore del reiki.
Comunque, dicono gli insegnanti, il Master non è un punto d’arrivo ma è l’inizio di un cammino che conduce verso la libertà.
In maniera analoga a quanto insegnato in Giappone, il traguardo si raggiunge anche attraverso altre tecniche operative. Scuole di reiki non tradizionali, indipendenti, istituiscono Master e corsi per operatori e istruttori con numerosi livelli, anche fino a 11.
In queste scuole, si assiste alla revisione del metodo originario Usui che invece considerava soltanto 3 livelli.

Come funziona una seduta di reiki
La seduta reiki di solito dura mezz’ora, per un trattamento breve, e fino a 45 minuti, se questo è localizzato. Infatti, la procedura energetica è preceduta da un colloquio tra terapeuta e interessato che deve spiegare il suo stato fisico ed emotivo.
Il dialogo fa entrare in sintonia i due ed evidenzia i motivi della scelta e gli eventuali problemi di salute.
Quindi il maestro fa sdraiare sul lettino il soggetto, supino e vestito, a parte scarpe e oggetti metallici, come occhiali e anelli.
L’ambiente viene reso rilassante e propizio per mezzo di candele accese, musica apposita e la bruciatura di incensi.
Mani sul cuore
I primi 2 minuti sono dedicati alla “centratura” del terapeuta, che deve raggiungere un senso di pace e di equilibrio. Perciò il maestro appoggia le mani sul suo cuore, per concentrarsi, e rimane in silenzio per qualche istante.
Mentre il terapeuta entra in stato meditativo, ma vigile, il paziente deve mettersi in contatto con il proprio corpo. Allo scopo, l’individuo applica la “respirazione consapevole”, eseguendo alcuni respiri profondi, minimo 3.
Il soggetto deve rimanere ad occhi chiusi fino al termine della seduta, per favorire il relax e entrare nel proprio mondo interiore.
Quando entrambi sono pronti, l’operatore effettua un tocco dolce sul paziente, collocandosi dietro la sua testa.
Lavoro sugli organi
Le sue mani passano senza sfiorare oppure, nel trattamento completo, si appoggiano delicatamente su diverse zone del corpo. Per 3-5 minuti, secondo un ordine stabilito nella procedura classica, prima viene trattata la parte superiore della testa.
Dopo, occhi, orecchie, nuca, osso occipitale, tiroide e gola. In genere vengono poi “toccati” cuore, stomaco, ombelico e fianchi.
Infine il terapeuta si occupa di ginocchia, caviglie e pianta dei piedi e poi fa voltare il soggetto sulla pancia.
In questa posizione, l’interessato riceve di solito il tocco su: cervicale, polmoni, centro del busto, parte finale della schiena, coccige, fianchi, parte interna delle ginocchia, caviglie e piedi.
Ma i punti da trattare possono variare a seconda della scuola di pensiero e se vengono considerati o meno i chakra.
Sensazioni a fine seduta
Al termine della seduta, il paziente rimane disteso a riposare e poi può alzarsi lentamente. Quindi, la sensazione di benessere deve essere mantenuta durante la giornata, vivendo le ore successive in modo tranquillo.
Nel caso di malattie o di una parte del corpo dolente, il terapeuta sceglie il trattamento localizzato, solo nella zona interessata.

Trattamento dei 5 organi: che cos’è e come funziona
Nelle scuole che inseriscono i chakra nella disciplina, il livello di trattamento prevede di concentrarsi su di essi. Infatti, i punti energetici vengono fatti corrispondere a livello di:
- gonadi
- sistema endocrino
- surrenali
- pancreas
- timo
- tiroide
- ipofisi
- epifesi.
Quindi la concentrazione riguarda molti organi interni:
- reni
- polmoni
- fegato
- milza
- pancreas
- stomaco
- intestino
- cuore.
Invece, un trattamento specifico viene messo in atto su cinque Organi, in ordine prefissato:
- reni
- polmoni
- fegato
- milza
- cuore.
Questa tipologia di pratica è stata ideata in base alla Teoria della Trasformazione Energetica delle Emozioni nel Sistema Taoista.
Come funziona
Dapprima le mani dell’interessato toccano i reni, e poi a volte le orecchie, per infondere tranquillità. Anche se l’imposizione potrebbe provocare paura, ansia e fobie, avrebbe ugualmente un’azione disintossicante ed equilibrante dei fluidi. Il successivo tocco sui polmoni dovrebbe purificare e liberare le vie respiratorie e incoraggiare a nuove esperienze.
Sul fegato, le mani regolano le sue funzioni ed evidenziano la parte destra del corpo, Yang e maschile, sinonimo di volontà e saggezza.
Il sistema immunitario è potenziato dalle mani sulla milza, che fanno emergere il lato sinistro del corpo, Yin e femminile, accogliente e disponibile.
Infine, il tocco sul cuore, alla fine del trattamento, farebbe ritornare alla propria essenza intima e riscoprire l’autenticità.
Benefici del trattamento
I sostenitori del metodo suggeriscono questa imposizione dei cinque Organi per alleviare:
- ipertensione
- aritmia
- tachicardia.
Inoltre, toccare il cuore dovrebbe migliorare termoregolazione, contratture della schiena, emotività e dare supporto per affrontare l’esistenza.
Ad ogni modo, in generale, il passaggio di energia dall’operatore al ricevente o a sé stesso (nell’auto-trattamento) è avvertito come calore o vibrazione nelle mani dell’operatore. Le diverse intensità delle sensazioni indicano il livello di energia della parte del corpo sotto trattamento.
Quindi, un forte senso di calore alle mani indica che l’area toccata ha bisogno di ricevere energia.
Al contrario, l’intenso freddo provato segnala che nella zona sussiste un blocco fisso energetico. Invece, quando l’energia scorre in modo corretto, l’operatore sente un calore normale alle mani.

Auto-trattamento: come si fa
Dopo l’attivazione, l’auto-trattamento reiki quotidiano viene consigliato per ottenere benessere psicofisico e crescita spirituale. Secondo i reikisti, la regolare e assidua pratica sarebbe fonte di Amore, Luce e Pace che migliorerebbero la vita giorno dopo giorno.
Quindi, il praticante deve trovare un luogo tranquillo in casa, lontano da rumori, fatti e persone che possano disturbare. Inoltre, il soggetto dovrebbe scegliere il momento migliore della giornata in cui fare l’auto-trattamento.
All’alba e al tramonto, ma anche un’ora prima e un’ora dopo, si verifica una maggior concentrazione energetica ottimale.
Preparazione
La procedura può essere preceduta da una piccola cerimonia di preparazione che renderebbe il momento più efficace. Infatti, il soggetto ha l’obbligo di lavarsi con acqua fredda mani e viso e di indossare abiti comodi.
Accesi un incenso e una candela, e messa una musica rilassante, l’interessato inizia con la “centratura del cuore”.
In questo modo, il praticante è pronto per donarsi al reiki e godere dell’occasione in assoluta pace e serenità. Le posizioni delle mani nell’auto-trattamento sono le stesse di quelle effettuate dal maestro nella pratica classica.
Procedimento
Dapprima va toccata la sommità del capo, che potrebbe ricevere sollievo dall’emicrania. Quindi, in successione, dal trattamento di testa, occhi, orecchie, nuca, osso occipitale, tiroide e gola, si passa a quello di cuore, stomaco e ombelico.
Successivamente, si posano le mani su fianchi, ginocchia, caviglie e pianta dei piedi e poi si vanno a coprire le parti posteriori del corpo.
Anche in questa pratica, vengono interessati: cervicale, polmoni, schiena, reni, coccige, fianchi, interno delle ginocchia, caviglie e piedi.
In chiusura come in apertura, il praticante può terminare con la “centratura del cuore”, ringraziando il suo maestro. Per un trattamento rapido, il primo giorno, per 15 minuti, il soggetto può “toccare” solo le parti anteriori del corpo.
Invece, il giorno seguente, il praticante dovrà trattare le zone posteriori, per completare il ciclo e mantenere equilibrata l’energia.
L’auto-trattamento sarebbe uno strumento potente non solo per sé stessi ma anche per riuscire ad aiutare gli altri.
Alcuni maestri raccomandano di continuare la pratica per almeno 21 giorni, durante i quali il corpo energetico dovrebbe ripulirsi.
Inoltre, nel periodo, l’interessato dovrebbe dormire e bere acqua a sufficienza, mentre le negatività del corpo vengono rimosse. Quindi, senza stressarsi, il soggetto tramite l’auto-trattamento dovrebbe incamerare energia e progredire dal punto di vista spirituale e mentale.
Esempio di auto-trattamento guidato reiki
I maestri consigliano di eseguire l’auto-trattamento reiki tutti i giorni per rilassarsi e soprattutto per rinforzare il sistema immunitario. Così per l’interessato sarebbe possibile procurarsi molta energia, riattivare i processi di guarigione e superare le malattie.
Reiki: benefici
Numerose persone si affidano alla tecnica per migliorare la propria qualità di vita o lo stato di benessere.
Secondo chi pratica il reiki, il metodo avrebbe alcuni effetti positivi sulla salute, tra cui quello di rivitalizzare le cellule. Infatti, introducendo energia cosmica nell’organismo, un paziente potrebbe alleviare le sindromi dolorose.
Inoltre, si pensa che la pratica abbia un’azione disintossicante poiché farebbe espellere le tossine, riequilibrando. Per chi ha problemi di salute, il reiki potrebbe accelerare la guarigione, anche imponendo le mani su un indumento del malato prima che questo lo indossi.
Lo stesso procedimento su una benda o una garza, prima che vengano applicate, farebbe rimarginare una ferita più in fretta.

Benefici per piante e animali
Il metodo riuscirebbe a purificare e caricare di energia buona non solo le persone ma anche gli animali, le piante e i fiori. Ad esempio, per far stare bene i pesci, sarebbe sufficiente appoggiare le mani sulla vaschetta. Invece per trattare gli animali più piccoli, come canarini e criceti, basterebbe tenerli in mano.
Inoltre, i cani e i gatti, che amano la tecnica, sarebbero in grado di accorgersi quando il trattamento è durato abbastanza e andarsene.
Se le piante sono medio/piccole, non bisognerebbe far altro che apporre le mani contro il vaso. Invece, se sono grandi, occorrerebbe trattare tutto il fusto per poter constatare come le piante diventano robuste e rigogliose in pochi giorni.
Neutralizzare l’energia negativa
In particolare, il trattamento renderebbe gli alimenti più digeribili, privi di impurità e ricchi di energia. Quindi, come efficacia, assumere cibi trattati con il reiki sarebbe equivalente al ricevimento di un’intera seduta energetica.
Con la tecnica sarebbe possibile far diminuire gli effetti collaterali dei farmaci, di cui invece verrebbero aumentate le proprietà curative.
La disciplina avrebbe anche il potere di neutralizzare l’energia negativa di tutto ciò che ci circonda.
Quindi, dopo la pratica, stanze, ambienti e luoghi vari risulterebbero ripuliti e carichi di energia salutare. Con il supporto dei simboli, chi è al II livello può conferire l’energia da lontano, senza la presenza del soggetto o dell’oggetto in questione.
Reiki e patologie
Il reiki sarebbe utile in tutte le patologie e a quanti devono affrontare cure intensive e pesanti, come la chemioterapia. Gli eventuali risultati ottenuti con il reiki sarebbero dovuti al fatto che agisce su 4 livelli:
- fisico
- mentale
- emozionale
- spirituale.
In tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, il reiki viene praticato in alcuni Centri Clinici, come terapia alternativa. Anche in Italia, la tecnica è presente in qualche ospedale, soprattutto in Piemonte, a Torino e Asti. Dal lato psicologico, il metodo interverrebbe trasformando in positivo la mente e l’atteggiamento verso la vita.
Infatti, il reiki potrebbe agire inducendo il soggetto a vedere i fatti, anche i più spiacevoli, da una prospettiva diversa e corretta. Invece dal punto di vista spirituale, la dottrina consentirebbe agli operatori, piuttosto che ai riceventi, di evolvere. Comunque la massima evoluzione del praticante potrebbe avvenire solo per gradi e su più piani.

Reiki: controindicazioni e critiche
Dai denigratori, il reiki viene accusato di essere basato su fattori astratti e di non avere basi scientifiche. Soprattutto il concetto dell’energia universale non è condiviso da tutti, ma anzi viene trasceso dai più.
Effetto placebo
Pertanto, la principale controindicazione al reiki è di carattere mentale e personale, di rifiuto, che sarebbe d’ostacolo alla riuscita. Infatti chi non crede nella tecnica e non può accostarsi con fiducia ad essa, difficilmente potrà riscontrare benefici.
A parere dei critici, gli eventuali miglioramenti di salute messi in relazione con il reiki dipendono da un effetto placebo. La fede nel metodo può convincere l’interessato ad attribuire al reiki il merito della guarigione che invece va assegnato alle cure mediche.
Costo
Altri contestano ai terapisti il fatto che bisogna pagare per guarire e per diventare Master e che chiunque possa accedervi. L’opinione negativa di molti è in relazione ai dubbi sorti dal proliferare di variazioni sul metodo, basate su semplici intuizioni.
Ad esempio, in alcuni casi, la pratica è stata associata agli angeli, ai demoni, ai Santi e persino agli ufo. Tra l’altro, anche il fiorire di centri improvvisati, che gridano al miracolo, non giova alla causa del reiki.
Paura delle energie negative
Su un’altra linea, altre persone, con la tecnica hanno paura di assorbire energie negative dagli altri e forse anche dai morti. Per molti, la dottrina sarebbe un’invenzione perché chiede di affidarsi a mani miracolose che non avrebbero nulla di speciale.
Anche l’esistenza dei chakra è messa in discussione in quanto non sono rintracciabili i punti anatomici a cui corrisponderebbero. La diffidenza verso il reiki dipende anche dalla presunta possibilità del terapeuta di trasmettere l’energia a distanza. Inoltre, non trova spiegazioni neanche il trattamento attraverso gli occhi e per intercessione di simboli.
Non ci sono prove scientifiche
Insomma il metodo viene definito dai critici immaginario e passibile di plagio mentale nei confronti dei seguaci. Questa cosiddetta terapia alternativa non è riconosciuta dalla medicina ufficiale dato che non è stata studiata a fondo e verificata.
Infatti non esistono prove confermate da ricerche cliniche sul potere e la validità del reiki. Al contrario, ricerche in proposito riferiscono che il metodo è inutile, se non addirittura dannoso per la salute.
Inoltre, per indurre il rilassamento e il senso di benessere o per diminuire il dolore, il reiki avrebbe proprietà molto relative, modeste. Infatti, alcune indagini hanno rilevato che con la seduta non si hanno variazioni dei parametri vitali, come la pressione arteriosa.
Reiki e studi
Nel 2008, una rassegna sul reiki ha dimostrato che non si può attestare la sua efficacia come trattamento di alcuna patologia. Nel 2015, studi sull’impiego del metodo contro depressione e ansia hanno stabilito che non vi sono conferme sulla sua utilità.
Infine, alcuni Enti inglesi e americani che si occupano di cancro ribadiscono che il reiki non deve sostituire le terapie oncologiche.
Con la consulenza di Gianluigi Costa, maestro di Reiki tradizionale giapponese e fondatore della scuola “Ai Reiki Kai” e dell’Associazione Italiana Reiki e di Rosanna Ercole Mellone, divulgatrice della nutrizione e del benessere.
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