Sommario
Il menisco, o meglio i menischi, sono due strutture anatomiche fibro-cartilaginee che agiscono come “ammortizzatori” tra il femore e la tibia. Si dividono in menisco mediale o interno e menisco laterale o esterno. Somigliano alle guarnizioni di un rubinetto, con una forma a “C”, duri e gommosi, che aiutano ad attutire i carichi del ginocchio e a mantenerlo stabile.
Sono però esposti al rischio di lesioni, che possono essere di tipo traumatico (di solito legate ad attività sportive) o degenerative (per usura e invecchiamento). In questi casi, si altera la loro funzionalità creando non pochi disturbi articolari, tra cui dolore, gonfiore, riduzione della mobilità.
Nel tempo, la modalità di intervento è cambiata e oggi l’approccio è il più possibile conservativo, compatibilmente con il tipo di lesione. Ciò garantisce il corretto funzionamento del ginocchio che può venir meno in caso di assenza del menisco.
Menisco: che cos’è e come funziona
E’ una struttura che fa parte dell’articolazione del ginocchio. In realtà sono due, hanno una forma a C e sono composte da tessuto fibrocartilagineo, inserite tra l’osso del femore e il piatto tibiale.
La loro funzione principale è quella di “cuscinetto”: grazie alla loro presenza, infatti, lo stress articolare si riduce, poiché favoriscono una miglior congruenza tra i due capi ossei. In questo modo, aiutano la distribuzione del peso e aiutano ad assorbire gli urti e diminuire l’attrito.
Nel ginocchio si parla di menisco mediale e menisco laterale. Sono entrambi formati da tessuto di tipo fibrocartilagineo. Si tratta di uno specifico tessuto connettivo, particolarmente resistente alle sollecitazioni di tipo meccanico grazie alla disposizione delle fibre, ma con una vascolarizzazione poco rappresentata.
Entrambi i menischi sono più sottili nella parte mediale e più spessi nella parte esterna, dove prendono contatto con la capsula articolare, altra struttura tipica delle articolazioni. È formata da tessuto connettivo che avvolge le due estremità ossee che formano l’articolazione stessa.
Il menisco mediale ha una forma tipica di mezza luna, con un’estensione di circa 3,5 cm e aderisce quasi completamente alla capsula articolare.
Le sue due estremità (definite corni) non sono uguali, poiché l’anteriore è più stretto del posteriore. Il corpo del menisco interno è in stretta relazione con il legamento collaterale interno. Il corno posteriore, inoltre, è in stretta relazione con il tendine del muscolo semimembranoso (situato nella parte posteriore della coscia). Il corno anteriore, invece, è in relazione con il legamento crociato anteriore e con il corno anteriore del menisco esterno attraverso il legamento intermeniscale.
Quello esterno, invece, ha una forma più circolare, quasi una “O”, e ricopre la maggior parte della superficie articolare. Anch’esso è in relazione con la capsula articolare, tranne che per un breve tratto posteriore, interrotto dal passaggio del tendine del muscolo popliteo. Il suo corno anteriore è in stretta relazione con il legamento crociato anteriore.
Anatomia
Tra i due menischi quello interno è meno mobile, per conferire stabilità all’articolazione; il menisco esterno è, invece, più mobile poiché coinvolto nei movimenti di flesso-estensione.
Alla nascita è completamente vascolarizzato, ma la “zona rossa” progressivamente si riduce, restando circoscritta al bordo più esterno di entrambi i menischi. Negli anni poi si assiste a una progressiva riduzione della rete capillare e a un ampliamento della “zona bianca” (cioè poco vascolarizzata).
Questa distinzione è importante per la gestione delle lesioni meniscali.
La rete nervosa ha in parte lo stesso tipo di distribuzione e serve principalmente per raccogliere informazioni da inviare al cervello su come è posizionata nello spazio l’articolazione.
Cos’è il menisco rotto o lesionato: disturbi e patologie
I disturbi del menisco sono le malattie più comuni a carico dell’articolazione del ginocchio e sono definite “meniscopatie”. I meccanismi alla base possono essere di origine traumatica o degenerativa.
Si parla di origine traumatica quando, in seguito a un movimento repentino, tendenzialmente in trazione, il menisco non è in grado di accompagnare l’articolazione e resta intrappolato tra i capi articolari. In questi casi è sottoposto a delle forze che possono superare il suo limite di resistenza e causarne la lesione o la rottura. Tale meccanismo è tipico delle lesioni che caratterizzano gli sportivi e la sintomatologia è di tipo acuto.
Le meniscopatie degenerative, invece, sono tipiche della popolazione over 40, in cui il menisco va incontro a una progressiva degenerazione dovuta al naturale invecchiamento.
Tuttavia, può essere anche aggravata da altri fattori come:
- Malattie reumatiche.
- Sovrappeso.
- Patologie metaboliche.
- Precedenti lesioni traumatiche ecc.
In questo caso possono manifestarsi episodi acuti di dolore e blocco articolare, anche nei movimenti più banali, o può verificarsi una progressiva perdita della funzione del ginocchio. Si tratta quindi di un disturbo di tipo cronico.
Menisco: lesione o rottura?
Le lesioni meniscali riguardano entrambi i menischi, ma è il mediale quello colpito più di frequente, sia perché è meno mobile rispetto al laterale (quindi sottoposto a maggiori stress), sia per la stretta relazione con il legamento collaterale mediale, il cui traumatismo può causare anche problemi meniscali.
Il menisco è definito lesionato quando, nonostante sia evidente una perdita della sua integrità, la sua funzione all’interno del ginocchio è conservata o ripristinabile senza ricorrere a un intervento chirurgico. La rottura del menisco solitamente avviene in una fase successiva a quella della lesione e ne costituisce un aggravamento; in questo caso il menisco non è più in grado di svolgere la sua funzione all’interno dell’articolazione.
Di fondamentale importanza è la definizione del tipo di lesione del ginocchio, che consente anche di fare una prognosi.
In base all’andamento si parlerà di:
- Lesioni longitudinali, il cui andamento è appunto longitudinale rispetto al menisco; possono aggravarsi formando una grossa ansa definita “manico di secchio”.
- Lesioni radiali, che partono dal bordo interno del menisco e lo attraversano parzialmente o completamente.
- Lesioni orizzontali, che si presentano come un solco che attraversa il menisco per tutta la sua profondità.
Le lesioni radiali e quelle orizzontali possono degenerare in “lesioni flap”, in cui un frammento del menisco si stacca restando libero all’interno dell’articolazione.
Queste forme sono le più invalidanti, poiché associate a un blocco meccanico dell’articolazione. Infatti, il frammento, libero di muoversi, viene “pizzicato” tra i capi articolari, generando un dolore acuto e impossibilità di movimento.
Le lesioni isolate del corno anteriore del menisco sono rare, mentre più diffusa è la lesione del corno posteriore, con progressivo interessamento della porzione media e anteriore.
Non è rara l’associazione tra lesioni del menisco e quelle legamentose perché sono strutture anatomicamente collegate.
Sintomi della lesione del menisco
Il sintomo principale di una lesione al menisco è il dolore. In genere riguarda la zona interessata, localizzandosi internamente o esternamente al ginocchio in base al menisco colpito. La comparsa del dolore può essere associata anche a un rumore di schiocco all’interno dell’articolazione.
È un dolore di tipo acuto nel caso di lesioni traumatiche e si manifesta immediatamente in seguito all’evento che ha provocato la lesione. Solitamente colpisce maggiormente gli atleti e gli sportivi, ma anche i giovani che fanno sport a livello amatoriale.
Nel caso di meniscopatie degenerative, invece, il dolore ha un’insorgenza più subdola e progressiva. Può non essere sempre presente e manifestarsi solo in seguito ad alcuni movimenti o sforzi articolari, spesso peggiorando in flessione. In questi casi, può non essere localizzato con precisione e identificarsi con una sensazione di fatica articolare. È tipica degli over 40 che hanno accumulato un danno progressivo e causa una graduale degenerazione e perdita di funzione del ginocchio.
Tra i fattori predisponenti per una degenerazione del menisco ci sono gli aspetti genetici, come la condizione di varo-valgo, le lesioni dei legamenti, sport o attività lavorative usuranti e il sovrappeso, in cui l’articolazione è sottoposta a un carico eccessivo.
Generalmente si associa al dolore anche un edema (gonfiore) localizzato, segno di infiammazione locale e riduzione della possibilità nei movimenti in particolare in flesso-estensione.
La riduzione dei movimenti e dell’uso del ginocchio può associarsi poi a una perdita di tono muscolare a carico del quadricipite e del polpaccio.
Il blocco dell’articolazione, ovvero l’impossibilità assoluta al movimento, in particolare all’estensione completa, è un altro sintomo. Accade quando la lesione è associata al distacco di frammenti di menisco che, essendo liberi all’interno dell’articolazione, ostacolano il movimento.
Nel caso di insorgenza acuta di blocco articolare, se la risoluzione non avviene in maniera spontanea nel giro di circa tre ore, può essere indicato l’intervento chirurgico urgente.
Dolore al ginocchio
L’elenco delle cause di dolore al ginocchio è lungo, poiché ogni struttura che compone questa articolazione può essere colpita da un disturbo che genera dolore, riduzione della mobilità e gonfiore locale.
Normalmente il dolore si localizza nella zona anatomica in difficoltà. Quindi, se il problema è del menisco, si localizza nella parte interna o esterna del ginocchio, tra il femore e la tibia, nello spazio detto “rima articolare”. Può interessare sia la parte anteriore che quella posteriore del ginocchio.
Tra le cause più comuni di dolore al ginocchio di tipo traumatico ci sono le lesioni dei legamenti e le fratture ossee, ma anche le borsiti, come quella della zampa d’oca.
La tendinite rotulea o quella del quadricipite, così come la sindrome della bandelletta ileo-tibiale, si possono classificare, invece, come patologie da sovraccarico funzionale e comportare nel tempo, se non trattate, disfunzioni di tipo degenerativo dell’articolazione.
L’artrosi del ginocchio, ovvero la degenerazione progressiva della cartilagine del ginocchio da usura, colpisce generalmente la fascia di popolazione over 40. Può causare una sintomatologia comune o essere associata a una meniscopatia degenerativa. Si tratta della forma di artrosi più diffusa nella popolazione.
Per quanto riguarda il giovane, un dolore al ginocchio deve far sospettare anche sindromi dovute allo squilibrio della crescita ossea, come la sindrome di Osgood-Schlatter, oppure forme di artrite giovanile. È importante che la diagnosi avvenga in maniera precoce per gestire subito le conseguenze più gravi sullo sviluppo dell’articolazione nel giovane in accrescimento.
La valutazione clinica del ginocchio consente certamente di porre il sospetto di lesione meniscale, tuttavia saranno necessari esami diagnostici per un corretto inquadramento tra le lesioni sopra descritte.
Cause del menisco rotto o lesionato
Le lesioni traumatiche del ginocchio sono spesso associate a traumi indiretti in cui vi è una mancanza di sincronia tra i movimenti del femore e quelli della tibia.
Questo può avvenire durante i movimenti di rotazione interna o esterna del ginocchio, più frequentemente a piede fisso, nel classico movimento che causa la distorsione del ginocchio. Oppure nei movimenti di flesso-estensione completa, come ad esempio nelle accosciate o nei calci a vuoto.
È facile dunque capire perché questo tipo di lesione è frequentemente associata a infortuni sportivi, soprattutto negli sport da contatto o che sollecitano l’articolazione del ginocchio.
Per quanto riguarda le lesioni meniscali degenerative, non sono associate a un evento specifico ma derivano da un danneggiamento progressivo che perdura nel tempo a carico dell’articolazione e quindi dei suoi menischi. Le persone più soggette sono quelle che hanno praticato sport o attività lavorative usuranti nel tempo e che hanno avuto dei precedenti infortuni a carico del ginocchio.
Infatti, tutti gli incidenti a carico dell’articolazione possono modificarne il corretto equilibrio e uno dei menischi può essere stressato in maniera anomala, andando incontro a usura. In questo caso non si tratta di una vera e propria rottura, ma più di una condizione di progressivo assottigliamento e sfrangiamento della struttura meniscale che perde così la sua elasticità e la capacità di ammortizzazione. Questa condizione è l’anticamera dell’artrosi di ginocchio.
Siccome l’articolazione del ginocchio si trova a dover sorreggere il nostro peso quando stiamo in piedi e svolgiamo delle attività in stazione eretta, il sovrappeso può costituire un fattore predisponente o aggravante per le problematiche di ginocchio.
Diagnosi ed esami strumentali: quando rivolgersi al medico?
La lesione meniscale è diagnosticata dal medico in seguito a una valutazione clinica anche dei sintomi tipici:
- Dolore.
- Presenza di gonfiore localizzato.
- Limitazione della flesso-estensione.
- Presenza di dolore associato a scrosci articolari.
- Eventuale meccanismo traumatico.
Il medico, e in particolare l’ortopedico, si avvarranno anche di test diagnostici dedicati che consentono di valutare l’integrità o meno del menisco, tra cui la palpazione della rima articolare (con evocazione di dolore in sede specifica del menisco interno o esterno) e i vari test di stress dei menischi.
Se la diagnosi clinica è confermata, il soggetto dovrà sottoporsi a esami diagnostici che consentano un miglior inquadramento del tipo di lesione e di impostare il corretto iter terapeutico.
Vediamo i principali.
- Risonanza magnetica. È l’esame di eccellenza e consente uno studio accurato dei tessuti molli e quindi della condizione dei menischi. Attraverso questo esame è possibile anche studiare l’osso.
- Radiografia. È richiesta a volte poiché consente uno studio accurato e specifico dell’osso, permettendo di escludere fratture o altre patologie come l’artrosi; non fornisce però informazioni dirette sulla condizione dei menischi.
- TAC. Prevede uno studio meno preciso sui menischi, tuttavia consente il loro studio e uno studio approfondito dell’osso.
- Artroscopia. È una metodica invasiva che prevede l’inserimento all’interno dell’articolazione di un artroscopio dotato di telecamera con cui si esplora la cavità articolare. Questa tecnica dà la possibilità di intervenire immediatamente con procedure chirurgiche poco invasive. Può essere utilizzata anche per conoscere lo stato di salute del ginocchio. Raramente è il primo approccio diagnostico.
Cure e trattamenti della lesione al menisco
Il corretto iter terapeutico sarà impostato dal medico ortopedico dopo l’inquadramento diagnostico del tipo di lesione meniscale.
Infatti, in base alla tipologia di lesione e al meccanismo che l’ha prodotta, si potrà avviare un percorso di tipo conservativo o potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.
Come già detto, il menisco è una struttura quasi del tutto priva di vasi sanguigni, tranne che nella sua porzione più esterna detta “rossa”. Questo impedisce una spontanea risoluzione tranne che nei casi di piccole lesioni periferiche. Il motivo è che, mancando l’apporto di sangue nella regione interna, la zona “bianca”, non arrivano i nutrienti necessari alla riparazione del tessuto meniscale.
Quindi, in base alla zona colpita, all’estensione, alla direzione della lesione e alla presenza o meno di frammenti liberi nell’articolazione, il medico sceglierà il tipo di terapia più indicata.
Normalmente le meniscopatie degenerative sono trattate inizialmente con un approccio conservativo, perché il menisco non può essere riparato chirurgicamente se il tessuto ormai è consumato. Tuttavia, la rimozione completa del menisco, conosciuta come meniscectomia, predispone all’insorgenza di un’artrosi precoce dell’articolazione. Viene a mancare, infatti, l’ammortizzazione, per questo motivo si cerca di ricorrervi il più tardi possibile.
Il primo intervento su una lesione traumatica è il protocollo R.I.C.E (Rest, riposo, Ice, ghiaccio, Compression, compressione, Elevation, elevazione).
Questo protocollo può essere incluso all’interno dei seguenti trattamenti definiti conservativi.
Riposo
Soprattutto in seguito a una lesione traumatica, è necessario interrompere le attività, non usare l’articolazione colpita e lasciarla a riposo per non peggiorare la situazione.
Nella meniscopatia degenerativa, invece, il riposo sarà utile nelle eventuali fasi acute.
Crioterapia
È l’applicazione locale del ghiaccio per ridurre il gonfiore. Per quanto riguarda le lesioni traumatiche, è di fondamentale importanza l’applicazione precoce del ghiaccio nella zona del trauma, con cicli di 20 minuti ripetuti 4 o 5 volte al giorno, almeno nelle prime 48 ore dopo l’incidente.
Nella meniscopatia degenerativa il ghiaccio può comunque essere utile in presenza di gonfiore, per aiutarne il riassorbimento e la riduzione del dolore locale. Anche in questo caso, seguire la stessa ciclicità proposta per la lesione traumatica. Il ghiaccio non va applicato direttamente sulla pelle.
Se ti interessa l’argomento, scopri il nostro approfondimento sulla crioterapia.
Compressione
Nel caso di lesione acuta traumatica può essere indicato un bendaggio compressivo che aiuti a prevenire il gonfiore della zona e riduca le perdite ematiche.
Elevazione dell’arto
Tenere nei primi giorni dopo il trauma l’arto più sollevato possibile serve a favorire anche in questo caso la riduzione del gonfiore.
Questo perché i liquidi che si depositano all’interno dell’articolazione possono ostacolare o comunque rendere più lungo il processo di guarigione; è quindi importante contrastarne il deposito locale.
È un accorgimento che può essere impiegato anche nelle fasi acute di meniscopatia degenerativa, cui si associa una tendenza al gonfiore locale.
Terapia farmacologica
Normalmente è a base di antinfiammatori non steroidei (FANS) per ridurre l’infiammazione e il dolore. Possono essere proposti sia farmaci per via orale, sia pomate o cerotti, da usare sotto stretta sorveglianza medica.
Talvolta la terapia farmacologica può essere anche somministrata attraverso infiltrazioni locali. Tra i farmaci maggiormente usati c’è anche il cortisone, un potente antinfiammatorio locale.
Acido ialuronico
Solitamente si applica nelle condizioni degenerative, in cui lo strato naturale cartilagineo è ridotto, quindi l’acido ialuronico presente nella cartilagine non riesce a lubrificare adeguatamente l’articolazione. L’introduzione di acido ialuronico sintetico sembrerebbe migliorare lo scorrimento all’interno dell’articolazione grazie alla sua consistenza viscosa e all’effetto protettivo sulla cartilagine residua.
Di solito questo trattamento è proposto quando il soggetto non trae beneficio dalla terapia farmacologica. Si propongono cicli di 3-5 sedute con cadenza settimanale. Normalmente hanno un buon effetto sul dolore e sul ripristino della mobilità articolare.
Nelle rotture meniscali l’applicazione dell’acido ialuronico può dare quindi dei vantaggi, tuttavia ci sono casi in cui è peggiorativo, perché, data la sua viscosità, va a occupare lo spazio articolare in cui potrebbe essere presente un frammento del menisco.
Il risultato è un peggioramento della sintomatologia e un possibile blocco articolare. Tuttavia, la risoluzione è spontanea, il tempo di riassorbimento dell’acido ialuronico.
Fisioterapia
Con l’aiuto di un professionista si imposta un protocollo specifico per il singolo caso atto a potenziare la muscolatura degli arti inferiori, lavorando anche sulla propriocezione e sul progressivo ripristino del movimento.
Normalmente sono proposti cicli di sedute di almeno 2 o 3 volte alla settimana. Gli esercizi compatibili con i problemi al menisco comprendono l’uso della bicicletta o della cyclette e esercizi in acqua.
Terapie fisiche
Tecniche come tecar o laser terapia possono essere utili per la gestione del processo infiammatorio sia nei casi più acuti, sia nelle lesioni croniche degenerative.
Tuttavia il loro utilizzo esclusivo non è risolutivo ma deve essere inserito in un protocollo riabilitativo che comprenda anche della fisioterapia attiva. Normalmente un ciclo può prevedere dalle 4 alle 10 sedute.
Anche la magnetoterapia, sfruttando i campi magnetici può essere efficace nelle lesioni al ginocchio.
In particolare, sulla riduzione dell’edema e quindi dell’infiammazione, ma anche a livello vascolare, migliorando la circolazione locale e stimolando fibre di collagene. La sua applicazione richiede un apparecchio di tipo professionale con un protocollo di applicazione personalizzato in base alla problematica.
Le sedute sono giornaliere e di lunga durata, non vanno quasi mai sotto i 30 minuti e possono arrivare fino a 4-8 ore per i macchinari portatili.
Utilizzo di tutori specifici
L’impiego di tutori specifici può essere indicato sia nella fase di prevenzione dei traumi sia nella gestione della meniscopatia da lesione.
Infatti, grazie al tutore si può migliorare la stabilità dell’articolazione, favorendo non solo la riduzione del dolore ma consentendo anche un miglior utilizzo dell’articolazione. È sempre bene affidarsi, nella scelta del tutore, al consiglio di un professionista.
Trattamento chirurgico
È riservato a tutte quelle situazioni non responsive alla terapia conservativa, in caso di blocco articolare o di rottura meniscale con flap o frammenti sparsi nell’articolazione. La tecnica chirurgica a cielo aperto è ormai superata dalla chirurgia mininvasiva che si avvale dell’uso dell’artroscopio.
Per l’esecuzione di questa procedura si eseguono due piccoli tagli, di circa 1 cm ciascuno, in prossimità del ginocchio.
Da qui si introducono, all’interno dell’articolazione, una fibra ottica e gli strumenti operatori necessari per asportare o riparare il menisco. In questo modo è possibile ottenere una visuale all’interno dell’articolazione, che consente anche una valutazione migliore rispetto agli esami diagnostici e di intervenire direttamente sulla lesione.
Il soggetto è sottoposto ad anestesia normalmente di tipo locale, anche se in alcuni casi potrebbe essere indicata un’anestesia di tipo spinale o totale sulla base delle scelte del medico.
Specie nei soggetti giovani si cerca di riparare il menisco suturandolo. Nel caso in cui non sia possibile, si procederà quindi con un’asportazione parziale o totale del menisco (meniscectomia). Si cercherà sempre di intervenire asportando la porzione di menisco più piccola possibile per ridurre la possibilità di problemi articolari successivi.
Normalmente la meniscectomia si evita nelle meniscopatie degenerative, poiché non è dimostrata la sua efficacia sulla sintomatologia dolorosa e sulla mobilità a sei mesi dall’intervento.
In generale la procedura artroscopica ha dimostrato un’elevata efficacia terapeutica e ha ridotto le possibilità di complicanze e i tempi di recupero rispetto alla chirurgia a cielo aperto.
Riabilitazione
All’intervento chirurgico segue sempre una fase riabilitativa che può iniziare anche dopo due, massimo tre giorni di riposo. Il carico completo è concesso fin da subito con l’utilizzo delle stampelle che poi saranno rimosse alla ripresa della deambulazione completa.
Gli esercizi saranno focalizzati inizialmente alla rieducazione del passo, e quindi alla ripresa della mobilità articolare, e poi al rinforzo muscolare.
Solitamente dopo circa due mesi si potrà riprendere l’attività sportiva.
È importante prestare attenzione anche al proprio peso, poiché una condizione di sovrappeso favorisce lo stress articolare e dei menischi, predisponendo al rischio di lesioni o alla riduzione della capacità riparativa.
Inoltre, nel caso di lesioni traumatiche da sport, sarà indicata una limitazione dell’attività sportiva. Stessa cosa per le posture professionali, come nel caso di chi sta molto tempo in ginocchio (ad esempio piastrellisti o elettricisti).
Possibili complicazioni della lesione del menisco
Le lesioni meniscali traumatiche devono essere sottoposte ad adeguata valutazione medica. Infatti, costituiscono un fattore predisponente per l’insorgenza di meniscopatie degenerative dovuta a un’alterata distribuzione del peso e a movimenti viziati e ripetuti.
Infatti, nel caso di articolazioni non perfettamente funzionanti il rischio è di una degenerazione precoce delle strutture articolari, come cartilagine, capsula e menischi, condizione che porterà all’insorgenza di artrosi al ginocchio.
Le meniscopatie degenerative sono il risultato di lesioni, anche di piccola entità, che si sono accumulate nel tempo. Queste possono essere aggravate ulteriormente da una condizione di sovrappeso e portare all’insorgenza di dolore articolare con gonfiore localizzato e riduzione della mobilità dell’articolazione.
Come già detto, il loro trattamento è diverso dalle lesioni traumatiche e viene il più possibile gestito con terapia conservativa basata su un approccio farmacologico, riabilitativo e fisico.
Il momento dell’intervento chirurgico è rimandato il più possibile per ridurre il rischio di artrosi dell’articolazione che potrebbe sfociare in un intervento di protesi di ginocchio.
Il corretto inquadramento diagnostico di questa condizione consente, invece, di intervenire precocemente e di adottare anche una serie di accorgimenti quali:
- Il controllo del peso.
- Eventuale riduzione dell’attività traumatica.
- Gestione medica e fisioterapica che possono aiutare a prevenire condizioni più gravi e non responsive ai trattamenti.
Come prevenire la lesione del menisco
Le lesioni al menisco si possono prevenire anzitutto attraverso il controllo del peso e della postura, evitando, ad esempio, di stare troppo tempo in ginocchio.
Se non si può evitare, è utile dotarsi di ginocchiere specifiche o superfici di supporto, alternare la posizione in ginocchio con quella seduta e accovacciata e intervallare dei momenti di pausa in cui alzarsi e fare qualche passo.
Nel caso dell’attività sportiva, è invece necessario prestare particolare attenzione alla sicurezza e al proprio stato di preparazione fisica, evitando sforzi non proporzionati.
Il mantenimento di un buon tono muscolare della gamba sarà utile per prevenire infortuni da sovraccarico, così come un adeguato riscaldamento prima di intraprendere uno sforzo fisico.
Anche nello sport può essere indicato l’uso di ginocchiere per l’aumento della stabilità articolare o per la protezione dai traumi dell’articolazione.
È importante anche indossare calzature adeguate al tipo di attività, sia per il miglioramento della stabilità del passo, sia per la capacità di ammortizzazione. Quindi, è bene scegliere sempre calzature corrette e con suole adatte per il terreno.
Anche da un punto di vista professionale, l’uso di calzature corrette è importante sia per i lavori che richiedono la mobilizzazione dei carichi e quindi possono esporre al rischio di distorsioni, sia per quelli che richiedono di mantenere a lungo la posizione in piedi.
Infatti, una corretta ammortizzazione può aiutare a mantenere delle posture adeguate che non viziano il carico dell’arto.
Infine, in presenza di fattori di predisposizione come valgismo o varismo di ginocchio o precedenti lesioni legamentose, sarà opportuno riferirsi a uno specialista.
In questo modo si potrà valutare come gestire il problema per evitare o ridurre il più possibile i vizi di carico dell’arto, che possono esporre al rischio di degenerazione meniscale o predisporre a lesioni traumatiche.
Fonti
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