Arriva l’inverno, le giornate si accorciano e le ore di luce naturale diminuiscono. Anche il tono dell’umore non è più lo stesso dell’estate appena trascorsa e in epoca di pandemia, in cui i rapporti sociali sono sempre più radi e complicati, le cose non migliorano.
Ma per alcune persone non si tratta di una malinconia passeggera, ma di un vero e proprio disturbo dell’umore, uno tra i più ricorrenti. Si chiama Disturbo Affettivo Stagionale (SAD – Seasonal Affective Disorder) ed è una specifica forma depressiva riconosciuta dal DSM-5, il Manuale diagnostico delle malattie mentali.
Secondo uno studio recentemente pubblicato su Epidemiology e Psychiatry Sciences, infatti, durante l’inverno una delle parole più digitate sui motori di ricerca è proprio “depressione”.
Lo studio
Secondo i ricercatori del Norwegian Institute of Public Health di Bergen, durante la stagione invernale aumentano su internet le ricerche sulla depressione. L’ipotesi è che sono molte più di quanto si crede le persone che soffrono di depressione stagionale.
Lo studio ha esaminato sistematicamente la letteratura scientifica sull’argomento “depressione e stagionalità” attraverso i database scientifici più accreditati come Cochrane e Medline.
Nonostante l’eterogeneità dei dati, dei metodi di ricerca e delle diverse scale di valutazione utilizzate, si è evidenziato che nella popolazione generale è certamente presente una fluttuazione del tono dell’umore in base alle stagioni, soprattutto nelle donne.
Tuttavia le ricerche epidemiologiche effettuate su campioni significativi di popolazione non sono ancora sufficienti per trarre delle conclusioni e parlare di depressione stagionale. Per il team norvegese, infatti, la SAD potrebbe essere un mito da sfatare.
Poiché è necessario stabilire criteri univoci, così come definire esattamente il lasso temporale di riferimento.
Che cos’è il disturbo affettivo stagionale
Si tratta di una forma di depressione ormai riconosciuta ufficialmente dalla Psichiatria, ma ancora poco diagnosticata.
Si manifesta tipicamente in autunno e in inverno con stati di ansia, irritabilità, spossatezza e insonnia. Secondo recenti stime, riguarda più di tre milioni di persone, in particolare donne, dai 20 ai 40 anni. Tra le cause ci sono la riduzione della luce solare, che può influenzare l’attività di neurotrasmettitori come la serotonina e di ormoni come la melatonina, fondamentali per conservare il ritmo biologico. Ma anche il fattore ereditario giocherebbe un ruolo non trascurabile.
I sintomi di riferimento per una diagnosi di SAD sono:
- rapporto tra la comparsa dei sintomi e la stagione invernale
- remissione del disturbo in altri periodi dell’anno
- insonnia o ipersonnia
- basso tono dell’umore
- irritabilità, stanchezza apatia, difficoltà nelle relazioni sociali
- calo della libido
- cambiamenti nell’alimentazione (aumento del senso di fame, desiderio di carboidrati, zuccheri e caffeina).
Come si affronta
La depressione stagionale si può trattare, questa è la buona notizia. I trattamenti più efficaci sono:
- terapia della luce
- psicoterapia cognitivo-comportamentale
- farmaci antidepressivi (nei casi più severi).
Nella terapia della luce si utilizza la luce emessa da una lampada particolare per una ventina di minuti al giorno, durante i mesi invernali.
I risultati sono spesso incoraggianti dopo solo due settimane dall’inizio del trattamento.
In alternativa, si può favorire l’esposizione alla luce solare attraverso attività da svolgere all’aperto o posizionandosi vicino a una finestra durante il giorno.
Anche praticare attività fisica con regolarità, seguire una sana alimentazione e adottare una buona igiene del sonno sono strategie utili.
La socialità è sicuramente una delle terapie migliori, ma in tempo di Covid occorre adattarsi e la tecnologia può diventare un ottimo alleato per evitare l’isolamento.
Se desideri saperne di più leggi il nostro approfondimento Depressione: che cos’è, storia, epidemiologia, sintomi, cause e cure.
Fonti
Epidemiology and Psychiatric Sciences, Seasonality and symptoms of depression: A systematic review of the literature, vol. 29, 2020
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