In spiaggia non ci sono soltanto le meduse a spaventare soprattutto i più piccoli. Sui fondali marini, infatti, vivono anche altri animali, che possono avere conseguenze spiacevoli grandi e piccini.
Per le famiglie che si accingono a raggiungere le località marittime, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha per questo diffuso un utile vademecum, con le regole da seguire in caso di contatto con questi esemplari.
La tracina
È un pesce che vive sui fondali sabbiosi e presenta delle spine sulla pinna dorsale. È molto diffusa nei nostri mari ed è difficile intravederla, perché si mimetizza con la sabbia. Per questo può capitare che un bambino, passeggiando o giocando sul bagnasciuga, poggi inavvertitamente una mano o un piede sui suoi aculei.
Gli aculei penetrano nella pelle e rilasciano una tossina che provoca dolore immediato e intenso. La pelle, dove viene iniettato il veleno, si arrossa e si gonfia. Talvolta possono comparire formicolii, perdita di sensibilità nella parte interessata dalla puntura, nausea, vomito e febbre.
Se non si ferma immediatamente la diffusione del veleno, il dolore può durare parecchie ore ed estendersi dal punto di contatto fino all’intero arto (di solito le gambe, perché sono i piedi le parti che più frequentemente vengono colpite).
Per alleviare il dolore bisogna, per prima cosa, sciacquare la parte colpita con dell’acqua dolce. Procedere, eventualmente, con la rimozione delle spine conficcate nella pelle. Poi, considerando che il calore distrugge il veleno, e ne blocca la diffusione, è utile mettere il piede sotto la sabbia molto calda (anche l’acqua calda va bene). Questo dona un’immediata sensazione di sollievo.
Assolutamente non coprire la parte colpita con il ghiaccio e non usare ammoniaca.
Sarà solo su consiglio del medico che si potranno usare, se necessario, pomate cortisoniche o antibiotiche.
Razze e scorfani
Gli stessi accorgimenti vanno usati se si entra in contatto con altri pesci muniti di spine velenose come razze e scorfani.
L’estremità della coda delle razze, è dotata di una punta molto tagliente e seghettata e quando avverte il pericolo la razza è in grado di usarla per infliggere ferite molto dolorose.
Lo scorfano, invece, ha delle spine sulla pinna dorsale, collegate a delle ghiandole velenifere che rendono molto dolorosa la puntura.
In entrambi i casi per un primo soccorso bisogna sciacquare la parte traumatizzata, rimuovere eventuali spine e immergere il piede nella sabbia calda o nell’acqua molto calda, anche salata.
È bene ricordare che la tossina contenuta negli aculei di questi pesci rimane attiva anche per diverse ore successive alla morte dell’animale. È opportuno evitare di scherzare, quindi, con esemplari senza vita che si dovessero incrociare sul bagnasciuga.
Ricci di mare
Dove ci sono scogli è facile imbattersi nei ricci di mare. Anche in questo caso è fondamentale rimuovere con cura le spine rimaste nella pelle, quindi la parte colpita va poi sciacquata e disinfettata e risulta efficace applicare alcuni impacchi con acqua calda.
Anemoni di mare
Anche il contatto con gli anemoni di mare (o attinie) è molto doloroso. In questo caso bisogna sciacquare abbondantemente la parte con acqua di mare non troppo fredda, evitando di strofinare la pelle per non diffondere la sostanza urticante.
La lesione può essere trattata con cloruro di alluminio, ma nei casi più gravi è necessario l’uso di antistaminici e cortisone.
Che siano tracine, razze o ricci di mare, l’ospedale Bambino Gesù consiglia in qualsiasi caso, in caso di persistenza dei sintomi, di consultare sempre un medico, pediatra o di base, soprattutto per la somministrazione di creme, pomate e farmaci .