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Rafting: una disciplina fluviale adatta a tutti: cos’è, tecniche e strumenti, benefici e controindicazioni

Chiara Carresi by Chiara Carresi
13 Luglio 2023
in Sport dalla A alla Z
rafting
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Sommario

  • Cos’è il rafting
  • La pratica in breve
  • Rafting: da disciplina sportiva ad attività ludica
  • Tecniche e strumenti del rafting
  • Rafting: attrezzature
  • Gradi di difficoltà
  • Benefici del rafting
  • L’abbigliamento giusto
  • Come e dove fare rafting

Se ami le escursioni in montagna, gli sport acquatici e le attività di gruppo, non puoi non provare il rafting! Infatti, è l’ideale per trascorrere una giornata all’insegna dell’avventura, facendo sport a contatto con la natura e condividendo forti emozioni e paesaggi mozzafiato con amici, colleghi o familiari.

Sebbene si tratti di una disciplina apparentemente pericolosa, è praticabile da tutti e non richiede capacità particolari: basta saper nuotare ed essere in buona forma fisica, per scoprire paesaggi fantastici da una prospettiva totalmente inedita.

Questa disciplina proveniente dall’America ha preso sempre più piede nel nostro bel paese, dove i fiumi e i torrenti da discendere sono tantissimi: dalla Calabria alla Valle d’Aosta, dal Lazio al Veneto. 

In questo articolo vi porteremo alla scoperta di questa disciplina adrenalinica, per conoscerne la storia, la pratica e le specificità. Cominciamo!

Cos’è il rafting

Il rafting è uno sport acquatico che si pratica esclusivamente in outdoor. Il nome deriva dalla parola inglese “raft”, letteralmente “zattera”.

Lo scopo del rafting, infatti, è quello di discendere un corso d’acqua a bordo, non di una zattera, ma di un gommone, superando gli ostacoli naturali, come sassi, ripide e correnti, presenti lungo il percorso.

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Nasce nel 1800 con l’obiettivo di esplorare il nord America, attraverso la navigazione lungo i fiumi Ohio, Mississipi e Columbia. 

Intorno agli anni ’50, sempre in America, comincia a diffondersi la pratica ludica del rafting, che sbarca in Italia agli inizi degli anni ’80, ottenendo un successo sempre maggiore. 

È così che il 15 dicembre 1987 un gruppo di appassionati fonda a Milano l’Associazione Italiana Rafting (A.I.Raf.), che si trasforma poi nella Federazione Italiana Rafting (F.I.Raft.), con lo scopo di promuovere questo sport attraverso percorsi formativi. 

In seguito, nel 2010 il CONI la riconosce come disciplina sportiva associata alla Federazione Italiana Canoa Kayak (F.I.C.K.). Da allora, ogni anno la Federazione organizza il Campionato Italiano, in cui diversi club si sfidano in varie discipline. 

Sono molte anche le competizioni a livello europeo e internazionale, come la World Rafting Euro Cup e il Campionato Mondiale, organizzato dalla World Rafting Federation.

rafting: come si pratica

La pratica in breve

Il rafting è una disciplina fluviale che si pratica in gruppo. 

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L’equipaggio è generalmente composto da un minimo di 4 a un massimo di 18 persone, anche se esistono delle varianti per la pratica di coppia o in solitaria. 

I partecipanti affrontano la discesa di fiumi e torrenti a bordo di un gommone, che governano con l‘uso di pagaie. Con il passare del tempo e il successo crescente, sono nate anche diverse varianti del rafting tradizionale:

  • Soft rafting: la versione più soft della pratica, che prevede percorsi più semplici e brevi, adatti in particolar modo ai bambini.
  • White water rafting: la versione decisamente più strong del rafting tradizionale, che viene praticata nelle cosiddette “acque bianche”, termine che indica percorsi in cui l’acqua scorre molto velocemente.
  • Body rafting: si tratta di una discesa “a corpo libero” lungo il corso d’acqua. Si pratica in acque non troppo profonde né troppo basse, in percorsi che presentano pochi ostacoli.
  • Canyoning: è la discesa, sempre a corpo libero, di torrenti che scorrono all’interno dei canali rocciosi e gole. Prevede l’uso di tecniche alpinistiche e di trekking.
  • Hydrospeed: potremmo definirla la versione in solitaria del rafting, in cui ogni partecipante discende il corso d’acqua a bordo del proprio “hydro”, ovvero un piccolo bob monoposto.

Rafting: da disciplina sportiva ad attività ludica

Come abbiamo visto, esistono moltissime competizioni di rafting, a livello nazionale e internazionale, che si suddividono in 4 specialità a tempo:

  • SPRINT: competizioni su brevi distanze (minimo di 3.000 mt massimo di 7.000 mt), in cui vince chi effettua la discesa nel minor tempo.
  • RX: unica competizione non a tempo ma a eliminazione diretta, in cui due squadre si sfidano percorrendo contemporaneamente lo stesso corso d’acqua lungo circa 600 mt. Vince chi arriva primo.
  • SLALOM: lo scopo è quello di imboccare, contro corrente, almeno 4 delle 14 “porte” posizionate lungo un percorso di circa 400 mt.
  • DOWNRIVER: competizione con una durata variabile dai 40 ai 90 minuti, su fiumi poco impegnativi ma lunghi da un minimo 7.000 mt a un massimo 25.000 mt. Come nell’RX le squadre discendono contemporaneamente lo stesso corso d’acqua.

Il punteggio ottenuto in ognuna di queste discipline definisce il posizionamento delle squadre nella classifica generale.

Oltre che come disciplina sportiva, però, il rafting viene scelto, sempre più di frequente, come attività ludica da praticare in famiglia, con gli amici o con i colleghi di lavoro:

  • Attività di team building: molte aziende scelgono di organizzare escursioni sul gommone per rafforzare l’affiatamento tra colleghi. Il lavoro di squadra, necessario per affrontare la discesa di un fiume, è l’ideale per rafforzare i legami e far capire l’importanza della collaborazione. A seconda del numero di partecipanti è possibile organizzare delle gare tra diversi team, per motivare ancora di più le squadre facendo leva sullo spirito agonistico.
  • Gite scolastiche: essendo uno sport praticabile anche dai bambini, molte scuole rimpiazzano le gite tradizionali con lezioni di rafting associate a escursioni e picnic. Divertimento, avventura e sport all’aria aperta, sono il mix perfetto per promuovere l’attività sportiva, la conoscenza del territorio e il rispetto della natura.
  • Addio al celibato/nubilato: un’idea originale per festeggiare i neo-sposi, soprattutto se abbinata a una degustazione a fine discesa, per una giornata speciale con le giuste dosi di avventura e relax.

Tecniche e strumenti del rafting

Posizione

Cominciamo vedendo come ci si posiziona correttamente sul gommone: l’equipaggio si siede sul tubolare esterno (cioè il bordo) del gommone, distribuendosi equamente sul lato destro e sul lato sinistro. 

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Il piede esterno va incastrato sotto il salsicciotto o nella tasca (a seconda del tipo di imbarcazione) davanti a sé, mentre la pianta dell’altro piede va appoggiata al salsicciotto di dietro. Chi guida prende posto in coda al gommone.

Come si impugna correttamente la pagaia: una mano avvolge l’estremità che resta fuori dall’acqua, detta “oliva”, e l’altra stringe il manico, a circa una spanna di distanza dalla “pala”, ovvero l’estremità piatta da immergere nell’acqua.

Comandi

I comandi impartiti dalla guida sono pochi e semplici, ma vanno seguiti alla lettera: 

  • Avanti: ci si sporge in avanti col corpo, si affonda la pala in acqua e si tira verso dietro.
  • Stop: si tira la pagaia fuori dall’acqua appoggiandola sulle gambe.
  • Dietro: si immerge la pagaia indietro, spingendo l’acqua con la pala verso avanti.
  • Peso a destra: chi è sul lato sinistro molla il manico della pagaia, si sposta sul lato destro andandosi a coricare sulle gambe del compagno seduto a destra e afferrando la corda perimetrale del lato destro con la mano libera, mentre con l’altra mano tiene l’oliva.
  • Peso a sinistra: stesso movimento del comando precedente, ma sul lato opposto.
  • Tenersi: si molla il manico e si afferra la corda perimetrale, bloccando la pagaia tra il braccio e il corpo. L’altra mano non lascia mai l’oliva.
  • Sul fondo: si tolgono i piedi dai salsicciotti e ci si siede dentro al gommone, sulle caviglie.
rafting termini tecnici

Termini tecnici

Passiamo ora a un po’ di vocabolario tecnico, utile a capire le varie situazioni che possono verificarsi durante una discesa:

  • Punching: quando l’equipaggio pagaia con forza per aumentare la velocità del raft, evitando le collisioni.
  • High siding: movimento che impedisce all’imbarcazione di ribaltarsi a causa della forte corrente.
  • Low siding: manovra utilizzata per consentire al raft di scivolare in un canale molto piccolo e/o in acque basse.
  • Dump truck: termine tecnico che indica la caduta di uno o di tutti i rafter dall’imbarcazione, che resta in posizione verticale.
  • Left over right or right over left: movimento che evita il possibile ribaltamento causato da grandi onde.
  • Taco: si verifica quando l’imbarcazione non è perfettamente gonfiata e tende a richiudersi su sé stessa, facendo quasi toccare le estremità anteriore e posteriore.
  • Downstream flip: indica il ribaltamento causato dalla collisione con una roccia o con un’altra imbarcazione.
  • Back roller: indica un’inversione che avviene spesso dopo aver disceso una diga.
  • Flip line: tecnica usata per raddrizzare la zattera grazie all’aiuto di una fettuccia e di un moschettone. La fettuccia viene agganciata tramite il moschettone ad un appiglio sul lato dell’imbarcazione, i rafter, in piedi sul lato opposto, tirando la fune ribaltano il gommone.
  • T rescue: si ha quando un’imbarcazione capovolta, a causa delle sue grandi dimensioni.
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Rafting: attrezzature

L’attrezzatura tecnica per fare rafting viene generalmente fornita dalla struttura che organizza l’escursione e include:

  • Raft: originariamente venivano utilizzate delle vere e proprie zattere di legno poi sostituite da zattere gonfiabili e gommoni resistenti, inaffondabili e autosvuotanti. I moderni gommoni, solitamente realizzati in PVC e l’HYPALON sono così composti:
    • Sei camere gonfiabili isolate: una per il fondo, quattro per i tubolari perimetrali, una o più per i salsicciotti centrali. L’isolamento delle camere serve a garantire il galleggiamento nel caso in cui una delle camere venga forata.
    • Salsicciotti centrali: mantengono rigida e stabile la struttura, vanno da un minimo di 2 a un massimo di 4, a seconda delle dimensioni del gommone.
    • Corda perimetrale: fissata tramite anelli lungo il perimetro del gommone, serve per la risalita sul gommone, in caso di caduta, per tenersi nei tratti più impervi e per effettuare le manovre di ribaltamento.
    • Foot cap: delle tasche o ciabatte fissate sul fondo del gommone, in cui infilare i piedi per mantenere una posizione di equilibrio.
  • Pagaia: composta da un’estremità chiamata “oliva“, dal “manico”, ovvero un bastone che costituisce la parte centrale della pagaia e, infine, dalla “pala“, l’estremità opposta all’oliva, che serve per fendere l’acqua.
  • Remi: una coppia di lunghi remi può sostituire la guida con pagaia nei fiumi di grande portata. In questo caso, una struttura tubolare viene fissata al gommone attraverso delle fettucce, creando la postazione del guidatore, al centro o in coda al gommone.
  • Casco: ne esistono diversi tipi, dai più basici con visiera, che proteggono solo la testa e gli occhi, a quelli integrali, con paraorecchie e protezione per il mento.
  • Lifejacket: cioè il giubbotto di salvataggio ad alto galleggiamento, per garantire la sicurezza del rafter in caso di caduta in acqua.
  • Corda da lancio: per soccorrere i compagni caduti in acqua.
  • Muta acquatica: è una tuta in neoprene che garantisce l’isolamento termico in caso di schizzi e caduta in acqua.

Gradi di difficoltà

La difficoltà di ogni corso d’acqua dipende sia dalla sua lunghezza che dagli ostacoli che i rafter devono affrontare durante la discesa. 

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Per classificare i gradi, viene utilizza la scala WW, dal tedesco WildWasser, che letteralmente significa “acqua selvaggia”. I diversi livelli vengono identificati con i numeri romani e vanno da I a VI:

  • I: indica il minor grado di difficoltà e viene assegnato ai corsi d’acqua praticabili anche dai bambini e dai principianti, caratterizzati da onde calme.
  • II: indica la presenza di piccole rapide e di qualche ostacolo facilmente superabile.
  • III: i percorsi di livello III presentano ostacoli irregolari e passaggi stretti.
  • IV: a questo livello corrispondono ostacoli frequenti e onde alte e continue.
  • V: nei fiumi di livello V sono presenti onde alte e vortici.
  • VI: è il massimo grado di difficoltà, adatto solo ai professionisti a causa della scarsa navigabilità.
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Benefici del rafting

Fare rafting può regalare molti benefici a livello psicofisico e non solo: l’aspetto avventuroso di questa disciplina fluviale, infatti, aiuta a sviluppare fiducia in sé stessi e l’autostima, portando i rafter ad affrontare corsi d’acqua sempre più impegnativi. 

Aiuta a sviluppare lo spirito di squadra e consente di godere delle bellezze della montagna, da una prospettiva del tutto nuova ed elettrizzante.

Per ultimo, ma non certo per importanza, fare rafting consente di svolgere un allenamento fisico completo: i muscoli della parte superiore del corpo sono quelli che compiono lo sforzo maggiore, pagaiando, nel recupero dei compagni caduti in acqua e nelle manovre per raddrizzare il gommone in caso di ribaltamento.

Fondamentale è anche il lavoro delle gambe per tenere la corretta posizione sul gommone e garantire l’equilibrio dell’imbarcazione.

Tutto il corpo è chiamato a contribuire durante la discesa.

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rafting: abbigliamento giusto
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L’abbigliamento giusto

L’abbigliamento ideale, da indossare sotto la muta in neoprene, è costituito da indumenti e intimo in lana o in materiali sintetici che, in caso di schizzi o di caduta in acqua, si asciughino velocemente.

Sono invece da evitare gli indumenti in cotone. Ecco cosa portare con sé:

  • Costume da bagno o intimo di lana/materiale sintetico.
  • Maglia termica a maniche lunghe.
  • Giacca in pile o un maglione di lana.
  • Calze sintetiche o in lana.
  • Scarpe da ginnastica o da trekking.
rafting: livelli agonistici

Come e dove fare rafting

Il rafting è un’attività sportiva praticabile da chiunque. I corsi d’acqua con livello di difficoltà più basso possono, infatti, essere affrontati anche da bambini di 5 anni, a patto che sappiano nuotare. 

Chi desidera praticare questa disciplina a livello agonistico può rivolgersi a centinaia di strutture riconosciute dalla Federazione, presenti su tutto il territorio. Le categorie di atleti professionisti sono suddivise in base all’età:

  • Allievi: da 8 a 10 anni.
  • Cadetti: da 10 a 14 anni.
  • Junior: da 15 a 19 anni.
  • Under 23: da 15 a 23 anni.
  • Senior: da 20 a 40 anni.
  • Master: da 41 a 75 anni.


Esiste poi la categoria degli Atleti non agonisti che include tutti coloro che praticano il rafting a livello amatoriale.

Per chi, invece, vuole trascorrere una giornata diversa, provando il brivido della discesa in gommone, ecco come funziona:

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  • Accoglienza: dopo essere giunti presso la struttura che organizza l’escursione, si passa in segreteria per l’iscrizione e il saldo.
  • Briefing: la guida spiega la parte teorica della pratica e le norme di sicurezza.
  • Vestizione: viene fornito il materiale tecnico da indossare.
  • Trasporto: i partecipanti vengono portati in prossimità del fiume/torrente da discendere.
  • Prova a secco: viene svolta una simulazione a bordo del gommone, sulla terra ferma, per ripassare le regole.
  • Discesa: finalmente in acqua.
  • Rientro: i partecipanti vengono ricondotti in sede per fare una bella doccia calda e rilassarsi.

Quanto costa?

Anche in relazione ai costi, possiamo dire che il rafting è uno sport abbordabile per tutti: per un’escursione di un paio d’ore la spesa varia dai € 35 ai € 55 circa e include il noleggio della strumentazione. 

Dove fare rafting?

Il periodo migliore in cui fare rafting è da maggio a settembre ed è possibile praticarlo in tutta la penisola, da nord a sud.

Abbiamo classificato per voi alcune delle mete italiane più suggestive per praticare questa disciplina adrenalinica:

  • Trentino-Alto Adige: in Trentino il miglior posto dove praticare il rafting è senza dubbio la Val del Sole. Qui è possibile confrontarsi con il fiume Noce, definito dal National Geographic come il miglior fiume europeo per la pratica di questa disciplina. Il fiume è adatto a famiglie con bambini e principianti, ma presenta anche segmenti più impegnativi.
  • Valle d’Aosta: meta prediletta dai rafter più esperti in cerca di emozioni forti. In Valle d’Aosta è possibile confrontarsi con corsi d’acqua a partire dal livello IV di difficoltà.
  • Lombardia: anche in Valtellina è possibile fare rafting, sfidando le acque del fiume Adda e vivendo una giornata a contatto con una natura selvaggia e incontaminata.
  • Umbria: il cuore verde dell’Italia offre uno dei corsi d’acqua più impegnativi per gli amanti del rafting, il fiume Nera. Le sue acque, rese più impervie dalla potenza dele Cascate delle Marmore, raggiungono livelli di difficoltà IV.
  • Lazio: questa regione offre molti corsi d’acqua per la pratica del rafting, ma il principale è senza dubbio il fiume Aniene. È inoltre possibile praticare sul fiume della Capitale, il Tevere. 
  • Calabria: un’esperienza da non perdere è la discesa del fiume Lao, che si trova all’interno del Parco Nazionale del Pollino. Nasce in Basilicata per proseguire il suo percorso in Calabria, offrendo paesaggi di rara bellezza e livelli di difficoltà per tutti i gusti.
Fonti
  1. FIRAFT- Federazione Italiana di Rafting.
  2. Rafting Valle d’Aosta.
  3. Sport da vivere.

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Chiara Carresi

Chiara Carresi

Sono una persona creativa, amo studiare e credo che il confronto e la condivisione siano il miglior modo per crescere e migliorare, come professionisti e come persone.

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