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Hai difficoltà a perdere peso? E’ colpa dell’ormone della crescita

Tiziana Landi by Tiziana Landi
24 Aprile 2019
in Dieta
ormone crescita ostacola perdita peso
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Sommario

  • Cos’è l’ormone della crescita
  • Il ruolo degli ormoni nella perdita di peso
  • Come funzionano i recettori GH
  • L’esperimento
  • Conclusioni: nuovi scenari per il trattamento dell’obesità

Identificato un ormone che ostacolerebbe la perdita di peso. Si tratta dell’ormone della crescita (GH, cioè Growth Hormone), che il mondo scientifico conosce da decenni, ma di cui solo recentemente è stato compreso l’impatto sul dimagrimento.

Cos’è l’ormone della crescita

L’ormone della crescita è cruciale nello sviluppo osseo e nella crescita di organi e tessuti. I ricercatori dell’Università di San Paolo in Brasile hanno scoperto, però, che gioca anche un altro ruolo, fino a questo momento completamente sconosciuto: è responsabile della conservazione dell’energia durante la perdita di peso.

Si tratta di un meccanismo fisiologico, molto importante soprattutto per gli animali che vivono in natura: in caso di difficoltà a trovare cibo, infatti, l’organismo li protegge conservando il più possibile le loro scorte di energia.

Ma quello che, per gli animali, è uno strumento di difesa, può diventare un ostacolo per chi vuole perdere peso o non vuole riprenderlo dopo aver seguito una dieta.

Il ruolo degli ormoni nella perdita di peso

Il mondo scientifico era già a conoscenza del ruolo di un ormone, la leptina, nella risposta dell’organismo alla perdita di peso. Le cellule adipose producono leptina, che inibisce il senso di fame. Quando perdiamo peso, i livelli di leptina nel sangue diminuiscono e questo ci porta a sentire di più la fame. Alcune persone sviluppano una resistenza alla leptina: questo significa che non rispondono più agli stimoli di questo ormone e avvertono la fame molto più spesso.

Come spiega il professor José Donato Junior, che ha guidato la ricerca, “la leptina era considerata il principale ormone responsabile della conservazione dell’energia quando abbiamo fame”.

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Almeno fino a questo momento. Il nuovo studio suggerisce infatti che anche l’ormone della crescita (GH) giochi un ruolo essenziale.

Come funzionano i recettori GH

“I recettori dell’ormone GH – ha spiegato José Donato Junior – sono presenti in grandi quantità in muscoli e tessuti, nel fegato e negli organi coinvolti nel metabolismo della crescita. Ma ne abbiamo trovati anche nel cervello: questa è una novità”.

E, mentre i livelli di leptina diminuiscono se diminuisce l’apporto calorico, quelli di GH aumentano.

I ricercatori hanno individuato una presenza abbondante di recettori GH nell’ipotalamo, che ha, tra le sue funzioni, quella di regolare l’omeostasi energetica, cioè l’equilibrio tra calorie spese e calorie assunte.

Nell’ipotalamo, un piccolo gruppo di neuroni produce dei peptidi, correlati alla proteina Agouti (AgRP): quando questi neuroni rilasciano l’AgRP, l’appetito aumenta, portando l’organismo a trattenere ancora più saldamente le sue riserve energetiche.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha permesso di dimostrare che i recettori dell’ormone HG nell’ipotalamo hanno la capacità di attivare questi neuroni, innescando il rilascio di AgRP.

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L’esperimento

Lo studio è stato condotto su un ceppo di topi modificati geneticamente, cioè privati del recettore GH specifico per AgRP (topi AgRP GHR KO).

In una serie di esperimenti, i ricercatori hanno privato i topi del cibo e valutato il loro dispendio energetico.

I topi di controllo, che avevano il recettore GH, hanno risposto alla riduzione del cibo riducendo il loro dispendio energetico.

Nei topi AgRP GHR KO, invece, il calo del dispendio energetico è stato molto meno pronunciato. Di conseguenza, questi topi hanno perso più peso nel corso dello studio. La perdita di grasso ad alta densità energetica ha rappresentato la maggior parte di questa diminuzione di peso, ma c’è stata anche una perdita di massa magra, che include muscoli, ossa, organi, tendini e fluidi.

In un altro esperimento, i ricercatori hanno somministrato ai topi non privati del recettore GH un farmaco chiamato Pegvisomant, che blocca i recettori GH.

Ancora una volta, dopo averli privati del cibo, il dispendio energetico di questi topi è diminuito, ma significativamente meno di quanto abbia fatto nei topi che non avevano ricevuto Pegvisomant.

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Conclusioni: nuovi scenari per il trattamento dell’obesità

“Il GH – ha concluso Donato – non è quindi solo coinvolto nel metabolismo della crescita ma influenza anche le risposte metaboliche che portano l’organismo a conservare energia quando abbiamo fame o siamo a dieta“.

In altre parole, abbiamo scoperto che la perdita di peso innesca un aumento dei livelli di GH dell’ipotalamo, che attiva i neuroni AgRP, rendendo più difficile la perdita di peso e intensificando il senso di fame. Esattamente la stessa funzione svolta dalla leptina.

Gli autori hanno concluso che l’ormone GH non sembra svolgere un ruolo significativo nel bilancio energetico quando gli animali hanno la possibilità di alimentarsi adeguatamente. “Segnala invece al cervello un deficit di energia, innescando risposte neuroendocrine per conservare i depositi di energia del corpo”.

Gli autori ipotizzano che questo potrebbe essere il motivo per cui gli interventi finalizzati alla perdita di peso che si basano esclusivamente sulla leptina sono inefficaci: agiscono, in sostanza, solo su una parte del meccanismo.

Questo apre interessanti prospettive: i ricercatori sono infatti convinti che i composti che vanno ad agire sui recettori GH potrebbero

rappresentare un approccio promettente per facilitare la perdita di peso e migliorare l’efficacia dei trattamenti per l’obesità.

Fonte: Nature Communications

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Tiziana Landi

Tiziana Landi

Laureata in Scienze della Comunicazione, sono una giornalista specializzata in produzione di contenuti sui media digitali e tradizionali, content e social media marketing. Sono esperta di cucina light e alimentazione sana e all'interno di Melarossa mi occupo soprattutto di pianificazione editoriale e coordinamento redazionale.

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