Sommario
Il Taekwondo è un’arte marziale coreana, riconosciuta come sport da combattimento a contatto pieno, nata tra gli anni ’40 e ’50 del ‘900, e basata soprattutto sull’uso di tecniche di calcio. Sport nazionale in Corea del Sud, la disciplina combina tecniche di combattimento volte alla difesa personale e alla pratica agonistica, utilizzate come esercizio ma anche come mezzo per meditazione e filosofia. Il Taekwondo ha saputo distinguersi dagli altri sport marziali per la particolare efficacia, dinamismo e spettacolarità delle sue tecniche di gamba. Questa disciplina è stata ammessa inizialmente come sport dimostrativo ai Giochi Olimpici di Seul ’88 e Barcellona ’92. Successivamente, è stato inserito come sport olimpico ufficiale dalle Olimpiadi di Sidney 2000. Inoltre, nel 1989, è diventata l’arte marziale più popolare al mondo in termini di praticanti, che attualmente si attestano intorno ai 70 milioni nel mondo.
Il termine Taekwondo deriva dall’unione di tre sillabe della lingua coreana: tae (“colpire/spezzare con i piedi”), kwon (“colpire con il pugno”) e do (“arte”, “disciplina”, “metodo”, “cammino” o “via”).
Può essere tradotto con “l’arte dei calci e dei pugni”. Gli atleti, divisi per sesso, età e categorie di peso (in tutto otto), indossano la tradizionale divisa bianca (dobok) con cintura. Sono muniti di protezioni (casco e corpetto) e si affrontano su un quadrato (o su un ottagono) di 8m x 8m.
Taekwondo: che cos’è
Il termine Taekwondo deriva dall’unione di tre sillabe della lingua coreana: tae-kwon-do, che possono tradursi con “l’arte dei calci e dei pugni”.
Metodo di combattimento di antica origine coreana, il Taekwondo ha come principi fondamentali l’etica e la morale, oltre alle norme spirituali attraverso le quali gli uomini possono vivere senza litigare.
L’arte marziale ha come obiettivo quello di insegnare il rispetto per gli avversari e per se stessi, oltre che per l’ambiente circostante e per il proprio corpo.
Zlatan Ibrahimović: il calciatore del taekwondo
L’attaccante del Milan Zlatan è sicuramente uno degli esponenti di maggiore spicco del Taekwondo al di fuori dal Tatami, con le tecniche di calcio e girata che il calciatore è stato in grado di usare a suo favore durante molte partite, e che lo hanno portato a gesti tecnici e atletici degni di nota.
Zlatan non ha mai nascosto la sua passione per il Taekwondo, arte marziale praticata sin da piccolo, e che gli ha regalato anche la soddisfazione della cintura nera.
Infatti, lo svedese è stato insignito della cintura attraverso il premio honoris causa dall’argento olimpico a Pechino 2010, Mauro Sarmiento. La passione per l’arte marziale è stata trasmessa da Zlatan anche al figlio che anche in Italia sta continuando a studiarla.
Taekwondo: storia
Le origini del Taekwondo si fanno risalire a circa 2000 anni fa, quando la Corea risultava divisa in tre diversi regni. Infatti, le radici della disciplina affondano nella pratica del Taekkyeon, un’arte marziale praticata soprattutto per esigenze di autodifesa e per mantenersi in allenamento.
Le tecniche si focalizzavano sull’uso dei calci e trovarono grande diffusione sia tra la popolazione che tra i guerrieri, grazie soprattutto all’utilizzo che ne faceva la casta dei Hwarang.
Ma, con l’occupazione da parte del Giappone della Corea nel 1910, tutte le arti marziali native vennero bandite, così come la loro pratica, per cercare di sopprimere ogni aspetto dell’identità coreana. Tuttavia, la pratica del Taekkyeon continuava ad essere usata clandestinamente, a volte mascherata come una danza, nonostante i giapponesi cercassero di imporre le loro tecniche di combattimento.
Con la fine della seconda guerra mondiale e il ritiro delle truppe giapponesi dai territori coreani, il paese e le sue arti marziali tornano ad essere liberi. Iniziarono così ad aprire molte scuole, nelle quali veniva insegnata un’arte marziale che riprendeva i principi del Taekkyeon, ma si rifaceva anche ad alcune influenze arrivate dall’esterno.
I soldati americani, in Corea in quegli anni, definirono questa arte “karate coreano”.
Taekwondo: caratteristiche
Si divide in due correnti principali:
- taekwondo tradizionale. Si riferisce all’arte marziale praticata fin dagli anni ’50 dalle Forze Armate della Repubblica di Corea e che riferisce i nomi e il simbolismo alla storia della Corea stessa.
- Taekwondo sportivo. Descrive quella branca dell’arte marziale focalizzatasi sulla competizione e sul confronto agonistico. A sua volta, si divide in due stili:
- derivato dal “Kukkiwon”, controllato dalla World Taekwondo.
- L’altro proveniente della International Taekwon-Do Federation (ITF).
I principi di questa arte marziale
La filosofia alla base del Taekwondo fonda le sue radici nell’etica, nella morale, e nelle norme spirituali attraverso le quali un uomo può vivere senza litigare. La filosofia e i principi base dello sport sono stati stabiliti dal generale Choi, e tutti gli studenti di quest’arte li dovrebbero osservare e rispettare attraverso il loro cammino sia nell’arte che nella vita.
I principi fondamentali sono cinque.
1 – Cortesia (Ye Ui)
- Lo studente deve cercare di mettere in pratica gli elementi di cortesia per costruire un carattere nobile
- promuovere lo spirito di concessioni reciproche
- vergognarsi dei propri vizi, rifiutando quelli degli altri
- comportarsi educatamente
- incoraggiare il senso di giustizia e umanità
- riconoscere l’istruttore dallo studente, l’anziano dal giovane
- rispettare i beni altrui
- agire con giustizia e con sincerità.
2 – Integrità (Yom Chi): saper ammettere i propri errori
Bisogna distinguere il corretto dallo sbagliato e avere la consapevolezza, quando qualcosa è sbagliato, di sentirsi colpevoli. La mancanza di integrità si manifesta in molti modi.
- Maestro disprezza se stesso e l’arte, insegnando tecniche sbagliate ai suoi allievi per una mancanza di conoscenza o di volontà.
- Istruttore nasconde le sue tecniche sbagliate, con il lusso della palestra e falsi apprezzamenti ai suoi allievi.
- Studente che ottiene un grado solo con scopo egocentrico e per sentirsi più potente.
- Istruttore insegna e promuove l’arte solo ai fini materiali.
- Studente che si vergogna di chiedere aiuto ai suoi minori in grado.
3 – Perseveranza (In Nae)
Per raggiungere un obiettivo come può essere un’alta graduazione o il perfezionamento tecnico, bisogna perseverare costantemente.
4 – Autocontrollo (Guk Gi)
Una persona che perde l’autocontrollo in un combattimento ha un elevato rischio di perdere l’incontro. Infatti, bisogna sempre rimanere concentrati e pensare accuratamente prima di agire. Questo va tenuto a mente sia dentro che fuori il Tatami.
5 – Spirito Indomito (Baekjul Boolgool)
Si manifesta quando una persona affronta un problema importante utilizzando il suo coraggio e senza rinunciare mai ai suoi principi.
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Taekwondo: allenamento
L’arte marziale valorizza l’uso dei calci e degli arti inferiori in generale. L’allenamento tradizione include un sistema di:
- blocchi
- calci
- pugni e colpi a mano aperta
- alcune forme di proiezione, spazzate e leve.
Inoltre, in alcuni casi è incluso anche lo studio di punti di pressione e delle tecniche di difesa personale.
Cinture
Come nelle altre arti marziali, anche nel Taekwondo sono presenti dei gradi, rappresentati dal colore della cintura che un atleta indossa.
- Bianca, rappresenta la base dalla quale partire e la volontà di apprendere.
- Bianca superiore, rappresenta l’ingenuità dell’allievo verso questa arte.
- Gialla, rappresenta la terra dove la pianta (allievo) mette le sue radici.
- Gialla superiore, grado intermedio.
- Verde, rappresenta l’arte che inizia a germogliare.
- Verde superiore, grado intermedio.
- Blu, rappresenta la crescita della pianta verso un miglioramento di se stesso e dell’arte del Taekwondo.
- Blu superiore, grado intermedio.
- Rossa, rappresenta la fine di un tipo di allenamento, nonché la pericolosità delle tecniche per cui è indispensabile l’autocontrollo.
- Rossa superiore, grazie alla quale si arriva alla maturazione mentale e tecnica per sostenere l’esame di cintura nera.
- Nera, rappresenta la notte. L’allievo inizia ad allenarsi diversamente, e rappresenta un nuovo punto di inizio.
Dopo la cintura nera, l’allievo ha modo di progredire fino al grado di decimo Dan. Mentre fino al 4º dan ci si arriva sostenendo vari esami di passaggio, il grado dal 7º in poi si può ottenere solo “per meriti conseguiti”.
Le tre attività del Taekwondo
Combattimento
Come tutte le arti marziali l’attività principale del Taekwondo è il combattimento. I due atleti si affrontano su un campo di gara denominato Tatami, che è un quadrato con una superficie piana, senza sporgenze, e fatto di materiale antiscivolo. Il campo di gara è composto da una zona di combattimento di 8 metri x 8 metri, e da una fascia di sicurezza perimetrale, che devono essere di colori differenti.
Il Tatami può avere anche una forma ottagonale, composto da una zona di combattimento di circa 8 metri di diametro, e con lati di 3,3 metri, oltre ad una fascia di sicurezza perimetrale, entrambe di colori differenti.
Abbigliamento e attrezzature
Prima del combattimento tutti gli atleti devono indossare l’uniforme e le protezioni:
- corazza
- conchiglia
- parabraccia
- paratibia
- guantini
- calzari
- caschetto
- paradenti.
Il caschetto deve essere messo sotto il braccio sinistro quando si entra nel campo di gara ed essere indossato, dopo l’indicazione dell’arbitro, prima dell’inizio dell’incontro. Invece, conchiglia, parabraccia e paratibia devono essere indossati sotto l’uniforme.
Durata del combattimento e punteggi
La durata del combattimento è di 3 round di 2 minuti ciascuno con 1 minuto d’intervallo per le classi senior e junior, e di 3 round di 1 minuto e 30 secondi per le classi inferiori. Nel caso di parità al termine del combattimento, dopo il regolare intervallo di un minuto, si disputa un quarto round della stessa durata dei precedenti, usando il criterio del golden point.
Le zone valide per il conteggio dei punti durante un combattimento sono due, il tronco e la testa.
- Un (1) punto per attacchi validi sul tronco.
- Tre (3) punti per calcio con rotazione valido sul tronco.
- Tre (3) punti per calcio valido alla testa.
- Quattro (4) punti per calcio con rotazione valido alla testa.
Un (1) punto è assegnato per ogni deduzione di punto (Gam-jeom) e/o per due ammonizioni (Kyong-go) commesse dall’avversario.
Azioni proibite nel taekwondo
Sono in tutto 11 le azioni proibite che portano all’assegnazione di un’ammonizione (Kyong-go).
- Uscire dalla Linea di Confine.
- Cadere a terra.
- Evitare o ritardare il combattimento.
- Afferrare, trattenere o spingere l’avversario.
- Alzare il ginocchio per evitare un attacco e/o impedire l’esecuzione di un attacco, tenere una gamba alzata (per più di tre secondi) per impedire all’avversario di attaccare senza eseguire alcun tipo di calcio.
- Calciare sotto la cintura.
- Attaccare l’avversario dopo il Kalyeo.
- Colpire il viso dell’avversario con la mano.
- Colpire con la testa o con il ginocchio.
- Attaccare l’avversario caduto.
- Comportamento antisportivo dell’Atleta o del suo Coach.
Le forme
Le forme sono una serie di tecniche di braccia, calci e passi codificati che rappresentano dei combattimenti con avversari immaginari che attaccano da diverse direzioni. Le prove di forme possono essere effettuate dagli atleti sia singolarmente che in gruppo; e a seconda della federazione vengono ulteriormente definite taegeuk (per la WTF) o teul (per la ITF).
Agli inizi degli anni Settanta l’Associazione Coreana di Taekwondo (KTA – Korean Taekwondo Union) ha unificato le forme del Taekwondo in 17 poomsae, che vengono poi riconosciute dalla Federazione mondiale di Taekwondo (WTF). Attualmente le forme vengono curate, codificate e aggiornate dal Kukkiwon, il “quartier generale” del Taekwondo mondiale.
Una gara di forme si basa sulla valutazione del Taegeuk eseguito da un atleta mediante l’assegnazione di un determinato punteggio da parte di una giuria arbitrale composta da 3, 5 o 7 ufficiali di gara. Il punteggio più alto e quello più basso tra tutti i punteggi espressi dalla squadra arbitrale vengono eliminati, i restanti vengono sommati e questa somma determina il reale punteggio ottenuto dall’atleta per quella forma.
Ogni giudice può assegnare un punteggio compreso tra 0 e 10, dato dalla somma di due voti, ognuno dei quali compreso tra 0 e 5: un voto per valutare la tecnica ed un altro per valutare l’esecuzione della forma.
Tecnica
La tecnica è l’insieme dei movimenti che permette di adattare il comportamento motorio per raggiungere la prestazione migliore, e nel valutarla il giudice tiene conto di alcune cose:
- tecniche di braccia
- tecniche di gambe (Calci)
- posizioni (Passi)
L’atleta deve dimostrare di avere un controllo di tutti i segmenti corporei, con esecuzioni di tecniche estremamente corrette ed armoniche.
Valutazione dell’esecuzione
Nella valutazione dell’esecuzione si tiene conto di:
- dinamicità
- tenuta della tecnica
- espressività
- ritmo
- equilibrio.
Taekwondo regolamento di gara
Per ogni sezione, il giudice parte da un punteggio massimo di 5 e va via via scalando da esso i punti, a seconda degli errori commessi dall’atleta.
Esistono due gradi di gravità degli errori: per ogni errore lieve viene detratto un punteggio di 0,1, per ogni errore grave viene detratto un punteggio di 0,3.
Gli errori considerati lievi (-0,1) sono:
- imperfezioni delle tecniche di braccia
- imperfezioni delle tecniche di gamba
- equilibrio scarso
- imperfezioni dei passi
- mancata tenuta delle tecniche
- scarsa preparazione delle tecniche
- mancanza di potenza
- mancanza di espressività
- ritorno fuori dal punto di partenza nella misura di un piede.
Gli errori considerati gravi (−0,3) sono:
- fermarsi e ripetere la forma
- sguardo che non segue l’azione
- sequenze ritmiche non rispettate (movimenti concatenati obbligatori)
- urlo non eseguito o eseguito nel punto sbagliato
- ritorno fuori dal punto di partenza per oltre un piede
- movimento saltato o aggiunto
- fermarsi e ripartire con pausa di oltre 3 secondi
- perdita di equilibrio evidente (caduta o spostamento al di fuori della posizione)
- tecniche di braccia, tecniche di gambe o posizioni sbagliate (sostituzione di tecniche e passi con altri).
Freestyle e taekwondo
Il Freestyle è una disciplina che unisce l’aspetto sportivo del Taekwondo a quello coreografico del Tricking acrobatico. Il Freestyle esprime il connubio tra la tecnica tattico-agonistica del Taekwondo, l’immenso mondo dell’acrobatico e l’armonia musicale e coreografica che ne enfatizza la forza, l’espressività e l’emozionalità.
L’atleta che si cimenta nella prova di Freestyle ha un tempo che varia dai 90 ai 100 secondi nel quale, a tempo di musica, deve impegnarsi in cinque sequenze di azioni diverse, derivate dal Taekwondo, che se non eseguite in ordine portano all’annullamento della prova:
- calcio laterale in volo, che deve essere il più alto possibile
- in volo multiplo, spesso un calcio frontale, deve essere effettuato in volo con la completa distensione e ritrazione del ginocchio, per quante più volte possibile
- calcio in spinning, un calcio in torsione acrobatica in aria di 540 o 720 gradi
- la simulazione di un combattimento
- le acrobazie, che possono essere salti mortali in avanti o indietro, ma che devono comprendere per forza un calcio al termine della loro esecuzione.
Oltre a queste cinque sequenze, ci sono elementi di posizionamento obbligatori durante la prova, che se non rispettati portano all’annullamento.
Inoltre, per tutta la durata della prova, l’atleta deve essere accompagnato dalla musica, che deve essere a ritmo con l’intera esecuzione.
L’atleta non si può fermare per più di tre secondi durate la sua dimostrazione, pena la squalifica. Qualora questo avvenisse per infortunio, la musica continua, con la prova che si conclude al suo cessare.
Invece, se finisce la sua dimostrazione 10 secondi prima o dopo il limite del tempo, subisce una penalizzazione sul punteggio finale.
Taekwondo: i benefici per il corpo e per la mente
Il Taekwondo, come altre arti marziali, porta molti benefici al corpo e alla mente dell’atleta che lo pratica.
Innanzitutto è un allenamento perfetto per chi ha bisogno di tonificarsi e rimanere in forma, grazie a sessioni impegnative ma alla portata di tutti. Nonostante le tecniche di combattimento siano focalizzate soprattutto sui calci, anche il resto del corpo trae comunque benefici dagli allenamenti, grazie a salti e acrobazie che tengono in allenamento anche i muscoli del tronco, in particolare quelli addominali.
Oltre a questi benefici fisici, il Taekwondo offre anche altri vantaggi, come quello di imparare a curare il proprio corpo, e avere lo spirito di gruppo. Inoltre, la pratica di questa arte marziale porta al miglioramento della concentrazione e della comunicazione, oltre ad uno sviluppo delle capacità di coordinazione, reattività e velocità.
Il Taekwondo e i bambini
La pratica del Taekwondo è molto sviluppata anche tra i bambini più piccoli, con l’età di quattro anni che segna l’inizio del ciclo di allenamenti. All’inizio i più piccoli si cimentano in attività ludico-sportive allenanti, come percorsi ad ostacoli che mettono alla prova le loro abilità e le migliorano.
Inoltre, imparano non solo i rudimenti ma cosa più importante, a stare insieme e a seguire una disciplina, che li porterà ai 10 anni a diventare agonisti.
La pratica dello sport garantisce ai più piccoli miglioramenti dal punto di vista fisico e mentale, oltre ad essere una valvola di sfogo in cui le energie vengono canalizzate per migliorarsi. Inoltre, incide positivamente sulle capacità di affrontare le frustrazioni, in quanto insegna anche ad accettare le sconfitte, e aumenta la consapevolezza dei ragazzi riguardo al loro corpo.
Curiosità: la nascita del nome Taekwondo
Nel 1952, con la Guerra di Corea che imperversava, ci fu un’esibizione in cui i Kwan, che erano i maestri delle scuole di arti marziali, mostrarono le loro abilità e uno di questi, Nam Tae Hi, ruppe 13 mattonelle con un pugno.
Colpito da questo, il presidente sudcoreano Syngman Rhee diede ordine di introdurre la pratica delle arti marziali nell’addestramento dell’esercito coreano.
Con la crescita esponenziale dell’importanza dei Kwan, il presidente ordinò che le scuole fossero unificate in un singolo sistema, al quale doveva essere dato un nome. Choi Hong Hi e Song Duk Son proposero il nome Taekwondo, che nell’aprile del 1955 divenne il nome ufficiale dell’arte marziale coreana unificata, e portò alla creazione della Korea Taekwondo Association.
Il Taekwondo divenne così sport nazionale. Ma la standardizzazione dell’insegnamento delle tecniche di combattimento non riuscì appieno, dal momento che i Kwan continuavano ad insegnare stili diversi.
Il 22 marzo 1966 venne fondata la International Taekwondo Federation (ITF), privata ed indipendente. Però, 7 anni dopo, nel 1973, a seguito di contrasti con il suo vice Kim Un-yong, venne fondata in Corea del Sud la World Taekwondo Federation (WTF) presieduta dallo stesso Kim Un-yong.
Invece, nel 2002 la ITF si frammentò, a seguito della morte di Choi, in tre diversi organismi indipendenti, che andarono via via perdendosi. Invece, la WTF continuava ad acquisire potere.
Il taekwondo alle Olimpiadi
Nel 1988, la WTF portò questa disciplina come sport dimostrativo ai Giochi Olimpici in programma a Seul. Anche nell’edizione successiva, a Barcellona nel 1922, è presente come sport dimostrativo. La scalata dell’arte marziale si conclude nel 2000 quando ai Giochi Olimpici di Sidney diventa Sport Olimpico Ufficiale.
Ad oggi, è praticato in 190 paesi, con 70 milioni di praticanti nel mondo.
Taekwondo in Italia
In Italia, la storia inizia nel 1966, quando grazie al lavoro di Sun Jae Park, in Italia centro-meridionale si formano i primi nuclei di praticanti.
L’interesse che si crea intorno alla disciplina porta alla creazione della FITKD, la Federazione Italiana Taekwondo, affiliata alla ITF. Ai mondiali del 1974 in Canada, a Montreal, la squadra italiana conquista il primo posto dopo le prove di forma, combattimento e rotture.
Da qui inizia la svolta per il Taekwondo italiano, che come primo passo vede l’abbandono dell’affiliazione alla ITF per passare alla WTF. Al campionato europeo del 1978 a Monaco la squadra italiana conquista una medaglia d’oro e una d’argento, che cementano ancora di più la diffusione dello sport nel bel paese.
Con il riconoscimento del Taekwondo da parte del CIO negli anni successivi, la FITKD si trova costretta a trovare un ambito ufficiale. Nel 1980 scioglie la sua organizzazione e entra nella FIKDA che, tramite la Federazione del Judo, risulta essere in quel particolare momento l’unica struttura per le discipline di combattimento ad avere un qualche riconoscimento ufficiale in Italia.
Nel 1982, la FIKDA si trasforma nella FIKTEDA (Federazione Karate Taekwondo e discipline associate) ed è associata alla FILPJ.
Al Congresso di Berlino del 1985, il CIO vota a favore dell’introduzione del Taekwondo tra le discipline a carattere dimostrativo e fissa il suo debutto in Corea, dove nel 1988 sono in programma i Giochi di Seul.
Federazione Italiana Taekwondo
Dopo un periodo di contrasti, risulta indispensabile la creazione della Federazione Italiana Taekwondo (FITA) a cui, dopo poco tempo, decide di aderire una corrente modernista del Karate. Dalla nuova unione nasce la FITAK, di cui Park diventa presidente.
L’espansione del Taekwondo è inarrestabile. La disciplina partecipa alle XXV Olimpiadi di Barcellona ’92 ancora nel programma dimostrativo. Nel 1994 al Congresso di Parigi il CIO vota il Taekwondo come sport ufficiale, con il debutto annunciato per le Olimpiadi di Sydney 2000.
A questo punto si percepisce la necessità di creare una struttura organizzativa più snella e indipendente, una Federazione solo per il Taekwondo. Quando il settore Karate decide di entrare nella FILPJ e di formare un quarto, nuovo settore al suo interno, il Taekwondo chiede ed ottiene dal CONI di formare una Federazione Associata direttamente al Comitato Olimpico Nazionale, dando vita alla FITA.
Nel dicembre del 2000, il CIO conferma il Taekwondo nei Giochi Olimpici di Atene. Nello stesso mese, il CONI riconosce la FITA ai fini sportivi come Federazione Sportiva Nazionale.
Poi, la grande scalata del Taekwondo italiano troverà il suo apice nella vittoria da parte di Carlo Molfetta dell’oro Olimpico ai Giochi di Londra 2012, consacrando lo sport come uno degli sport da combattimento più diffusi nella penisola.
Fonti
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