Fegato grasso o steatosi epatica: sintomi, come curarlo, dieta e integratori

fegato grasso: una donna che mostra un disegno di un fegato ingrossato

Sommario

Sai che il fegato grasso o steatosi epatica colpisce circa un italiano su quattro, spesso senza dare subito segnali evidenti? Riconoscere i sintomi come stanchezza, pesantezza addominale o valori alterati agli esami del sangue è dunque importante per intervenire presto.

Ma di cosa si tratta? Quando la dieta è scorretta e c’è troppo grasso addominale, il fegato inizia ad accumulare lipidi: le cellule si rigonfiano e si danneggiano, dando origine alla steatosi epatica.

La buona notizia è che si può guarire: una corretta dieta, ricca di verdure, legumi, pesce e cereali integrali, è la prima arma per disintossicare il fegato. Sapere cosa mangiare ed evitare alcol e zuccheri è quindi fondamentale. Anche gli integratori possono aiutare, ma sempre sotto consiglio medico.

Vuoi sapere come curarlo? Scoprilo leggendo l’articolo.

Cos’è il fegato grasso o steatosi epatica

Parliamo di una condizione che può presentarsi quando nel fegato si accumulano troppi trigliceridi, superando il 5% del suo peso.

È una sorta di risposta dello stesso organo allo stress metabolico e può evolvere, con il tempo, in malattie più gravi come la cirrosi.

Il meccanismo è semplice: il fegato trasforma zuccheri e grassi in scorte di energia, ma se ne introduciamo troppi con la dieta, li immagazzina oltre il necessario e si ingrossa.

Tale eccesso scatena una reazione infiammatoria simile a quella di una ferita: le cellule cercano di difendersi creando tessuto cicatriziale. Col tempo, però, questo tessuto riduce l’elasticità e la funzionalità del fegato, aprendo la strada a complicazioni anche serie.

La steatosi epatica può avere due forme principali. Quella alcolica è causata da un consumo eccessivo e prolungato di alcol, che danneggia le cellule del fegato favorendo l’accumulo di grasso. La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), invece, non è legata all’alcol ma a fattori come sovrappeso, obesità, diabete, ipercolesterolemia e cattive abitudini alimentari.

Le due condizioni hanno caratteristiche cliniche simili, ma differiscono per la causa scatenante: l’alcol da un lato, lo stress metabolico dall’altro. In entrambi i casi, se trascurata, la malattia può evolvere in forme più gravi come fibrosi, cirrosi e tumore del fegato.

Sintomi del fegato grasso

Uno degli aspetti più insidiosi della steatosi epatica è la sua natura silenziosa: nelle fasi iniziali, infatti, può non dare alcun sintomo evidente. Non a caso, molte diagnosi arrivano in maniera del tutto casuale, magari a seguito di un’ecografia addominale o di esami del sangue richiesti per altre ragioni.

Quando i segnali iniziano a comparire, non sono sempre specifici e possono essere confusi con altri disturbi: un senso di affaticamento cronico, spossatezza, fastidio o dolore sordo nella parte alta e destra dell’addome, digestione lenta e gonfiore dopo i pasti, insieme a un calo dell’appetito. Agli esami del sangue, spesso si rileva un’alterazione delle transaminasi, che orienta il medico verso un sospetto di steatosi epatica.

Con il tempo, se la condizione non è affrontata con un adeguato cambio di stile di vita (alimentazione equilibrata, perdita di peso, attività fisica) può evolvere in forme più gravi come la steatoepatite non alcolica (NASH) e la fibrosi. In questa fase compaiono sintomi ben più seri: l’ittero, cioè la colorazione giallastra di pelle e occhi, l’ascite, con accumulo di liquido nell’addome che provoca gonfiore evidente, e persino disturbi neurologici come la confusione mentale, segno di una sofferenza epatica avanzata.

Trascurata, la malattia può aprire la strada a complicazioni severe come la cirrosi e il carcinoma epatico, il tumore primitivo del fegato.

Cosa mangiare con il fegato grasso?

Per proteggere il fegato e prevenire la steatosi epatica, la dieta è fondamentale. Prima regola: ridurre i cibi confezionati, ricchi di grassi, zuccheri e sale, e cucinare il più possibile in casa. Meglio seguire una dieta mediterranea puntare su carni magre, pesce azzurro, olio extravergine d’oliva e alimenti ricchi di fibre. Le cotture ideali sono al vapore, alla griglia o in forno, evitando le fritture.

Mangiare lentamente è un altro segreto: lo stomaco impiega circa 20 minuti a comunicare la sazietà al cervello. Per spezzare la fame, meglio scegliere spuntini sani come frutta secca o frutta fresca senza esagerare. Evitare lunghi digiuni e organizzare la giornata con tre pasti principali e due spuntini.

In alcuni casi il medico può consigliare integratori di omega-3, vitamine o estratti vegetali come cardo mariano, tarassaco e carciofo, che supportano la funzione depurativa del fegato.

Importante anche leggere le etichette: un prodotto con più di 20 g di zuccheri per 100 g è da considerarsi “ricco di zuccheri”, mentre uno con meno di 3 g di grassi per 100 g è “povero di grassi”.

Infine, non va dimenticato il movimento: l’attività fisica non solo aiuta a consumare energia, ma migliora la salute generale. Camminate, jogging, nuoto o ciclismo: l’OMS raccomanda almeno 150 minuti di attività moderata o 75 minuti intensa a settimana. L’importante è muoversi, scegliendo l’attività più adatta alle proprie esigenze.

Cosa NON mangiareCosa mangiare
Zuccheri semplici (dolci, bevande zuccherate, succhi industriali)Frutta e verdura fresche
Alcol in qualsiasi formaLegumi e cereali integrali
Grassi saturi e trans (fritture, fast food, snack industriali, margarine)Pesce azzurro (salmone, sgombro, sardine)
Carni rosse grasse e insaccatiCarni magre (pollo, tacchino)
Latticini interi e formaggi stagionatiOlio extravergine d’oliva e frutta secca
Farine raffinate e prodotti da forno confezionatiAcqua (almeno 2 litri al giorno)

Come si cura il fegato grasso

Al momento non esistono farmaci specifici universalmente approvati per trattare la steatosi. La gestione della malattia quindi si basa soprattutto sullo stile di vita, sulla dieta per il fegato grasso e sul controllo delle eventuali malattie associate.

In presenza di comorbidità come diabete, ipercolesterolemia o ipertensione, è importante:

  • controllare i valori glicemici con una dieta adeguata e, se necessario, con farmaci;
  • utilizzare statine o fibrati per abbassare colesterolo e trigliceridi;
  • correggere le carenze vitaminiche e mantenere un corretto bilancio calorico.

In alcuni casi, il medico può consigliare integratori a base di vitamina E, omega-3, silimarina o altre sostanze con azione antiossidante ed epatoprotettiva.

Per quanto riguarda invece la steatosi epatica alcolica, l’approccio più efficace resta quello basato su:

  • una dieta personalizzata
  • attività fisica regolare
  • controllo del peso e delle malattie metaboliche correlate
  • astensione totale dall’alcol.

Fegato grasso, si può guarire?

La risposta è sì, ma tutto dipende da quando si interviene. La steatosi epatica si sviluppa lentamente e, nelle fasi iniziali, può essere reversibile. Più la malattia avanza, più diventa difficile tornare indietro: in questi casi l’obiettivo diventa impedire la progressione e migliorare le condizioni generali del fegato.

Il problema è che spesso questa condizione non dà sintomi e viene scoperto tardi, magari durante esami di routine. Per questo è importante sospettarlo in presenza di obesità, controllare eventuali aumenti delle transaminasi e agire subito.

La dieta è la prima vera terapia. Non si tratta solo di scegliere cosa mangiare e cosa evitare, ma di puntare a un calo di peso graduale, soprattutto se si è in eccesso. Durante questo percorso si imparano nuove abitudini che andranno mantenute nel tempo, per evitare ricadute.

Non bisogna dimenticare che l’obesità e le sue complicanze, tra cui la steatosi epatica, sono condizioni che tendono a ripresentarsi: l’impegno deve essere costante, ma i risultati possono davvero fare la differenza.

La diagnosi di steatosi epatica

Si tratta di un percorso che combina anamnesi, esami di laboratorio e tecniche di imaging. I primi indizi arrivano spesso dagli esami del sangue, dove possono comparire valori alterati di transaminasi (ALT e AST), gamma-GT, trigliceridi, glicemia e insulinemia.

L’ecografia addominale è uno strumento semplice e molto usato, capace di mostrare un fegato ingrandito e “brillante”, tipico della steatosi epatica. Nei casi in cui servano informazioni più precise, il medico può prescrivere il Fibroscan (elastosonografia epatica), che misura la rigidità del fegato e valuta l’eventuale presenza di fibrosi.

Riconoscere la malattia in fase precoce è fondamentale: significa poter intervenire prima che il danno diventi irreversibile.

FAQ (domande comuni)

1 – Cosa si deve fare se si ha il fegato grasso?
La prima cosa è rivolgersi al medico, correggere lo stile di vita con dieta equilibrata, attività fisica regolare e riduzione del peso.

2 – Che sintomi provoca il fegato grasso?
Spesso non dà sintomi nelle fasi iniziali. Quando presenti, i più comuni sono stanchezza, pesantezza addominale, digestione lenta, gonfiore e alterazioni delle transaminasi.

3 – Cosa fare per pulire il fegato grasso?
Non esistono “detox miracolosi”: servono alimentazione sana, niente alcol, controllo di zuccheri e grassi, idratazione e, se indicato, integratori consigliati dal medico.

4 – Quanto tempo ci vuole per guarire il fegato grasso?
Con un intervento precoce e un cambiamento costante delle abitudini, la steatosi può migliorare o regredire in pochi mesi. I tempi variano in base alla gravità e all’impegno nel seguire le cure.

Conclusioni

Il fegato grasso è una condizione sempre più diffusa, spesso silenziosa ma non per questo da sottovalutare. Rappresenta un campanello d’allarme legato a stili di vita poco sani, eppure, se scoperto in tempo, è una malattia da cui si può guarire. Alimentazione equilibrata, attività fisica regolare, astensione dall’alcol e controllo del peso sono le armi più efficaci.

Non esistono rimedi rapidi, ma piccoli cambiamenti quotidiani possono fare una grande differenza.

Fonti

  • The NASH Education Program, NASH una guida per i pazienti e le loro famiglie, per capire meglio la steatopatite non alcolica.
  • L. Abenavoli, L’inquadramento clinico della steatosi epatica non alcolica, Attualità in Dietetica e Nutrizione Clinica (2019).
  • M. Marzioni, L. Miele, L. Valenti, I. Grattagliano, A. Rossi, E. Ubaldi, Steatosi epatica non alcolica. Raccomandazioni per un modello di gestione condivisa tra medico di medicina generale e specialista epatologo, Associazione italiana per lo studio del fegato e Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie (SIMG).
  • Manuale MSD – Steatosi epatica

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