L’ansia, così come la paura, il terrore e il panico, a livello primitivo, dipendono da quanto si ritiene grande un presunto pericolo che ci si presenta. Da qui poi parte la reazione fisiologica di risposta al presunto pericolo che prepara l’organismo a difendersi attraverso il combattimento o la fuga.
Quindi è facile comprendere come l’ansia nasca come risposta adattiva ad un pericolo. Ma può diventare disadattiva, ovvero controproducente e fastidiosa, quando si attiva anche se il pericolo in vista è minimo o addirittura inesistente.
Ora, il nodo centrale risiede quindi nei pensieri (controproducenti) che si fanno quando si presenta un evento considerato ansiogeno e che provocano un’ansia eccessiva. Tutto sta a ridimensionare, o meglio ristrutturare, il pensiero che si fa in risposta all’evento temuto.
Questo è un processo che mettiamo in atto senza accorgercene, ma nel momento in cui si diventerà consapevoli di quale pensiero, volta per volta, scatena l’ansia, quel pensiero diventerà più realistico, più agganciato alla realtà. Così l’ansia inizierà a diminuire.
Per far questo, però, è necessario fare un percorso psicoterapeutico, preferibilmente ad indirizzo comportamentale, per imparare come si fa e poi fare da soli.
Last Update: 23 Marzo 2023